Corbo: “Le voci di dentro rivelano qualche lesione nel gruppo attraverso metafore: le parole di Hamsik…”

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Antonio Corbo scrive su Napoli-Empoli nel suo editoriale per Repubblica, il Graffio

Il Napoli si è dato una missione. È l’anno dello spettacolo. Più che vincere, vuole stupire. Passano neanche 40 minuti, ed è già sullo 0-3 ad Empoli, dove non aveva vinto neanche con Maradona in campo, pareggio senza reti il 5 aprile 1987 ad un mese dallo scudetto, ma Diego quel giorno aveva troppa fretta per segnare: a Fiumicino doveva saltare sul primo jumbo di Aerolinas Argentinas, destino Buenos Aires, inseguito dai soliti giornalisti e dal cineoperatore personale Laburu. Era diventato papà, lo aspettava Janinna, sono passati trent’anni. Altro Napoli ed altri spettacoli.

Questa squadra è a dieci punti dalla Juve, da tempo non corre per lo scudetto, senza Higuain ieri brutalmente sostituito da Allegri, ha segnato 9 gol più dell’anno scorso ma ne ha subiti altrettanti in più, si diverte a fare e disfare. Si racconta tra le quinte l’ira di Sarri dopo le prime reazioni sul campo, ci si mette anche Hamisik: le sue parole fanno pensare ad una squadra poco coesa, così come è apparsa nella ripresa. Le voci di dentro rivelano qualche lesione nel gruppo attraverso metafore: quando due genitori stanno per dividersi, i figli sbandano. Se vere, queste voci siano esaminate con più attenzione da De Laurentiis e Sarri. Fuori dalla Champions, il Napoli si candida per secondo posto e Coppa Italia, e la serie A riprenderà con la prima di due visite della Juve al San Paolo. Meglio rimanere uniti. Sembra un paradosso, ma il Napoli è trascinato proprio da due giocatori con contratti da prolungare. Insigne segna 2 gol e va a 12, Mertens a 20 con una punizione che fa ingelosire Mariolino Corso, Pirlo e Pjanic in ordine di epoche. La migliore coppia-gol del momento, quota 32, è la stessa che si diverte con il presidente e l’amministratore Chiavelli: come giocare in Borsa, la parsimonia della società contro le buone azioni di Mertens e Insigne. Ormai due purosangue da Gran Premio.

Non solo i gol, Insigne e Mertens fino a poco tempo ingabbiati in una crudele staffetta rappresentano la prima scelta per l’attacco. Né il pesante Milik visto negli ultimi minuti né Pavoletti sono oggi alternative rilevanti. Con la Juve dovranno sbrigarsela loro, insieme con Hamsik, il capitano che scuote una ciurma in parte languida. Fa discutere Callejon, giocar sempre gli fa onore, ma nuoce. Proprio lui offre un tema sulle sostituzioni. Vi è stata una coincidenza nella ripresa, convertita in spettacolo del brivido. Il calo di tensione della squadra e i cambi di Sarri. L’allenatore fa intendere che la partita è ormai vinta: infila lo svagato Diawara per un decoroso Jorginho, ammonito, ma crea il primo smottamento. Sembra solo una zolletta di zucchero a Giaccherini l’uscita di Insigne. Quella di Mertens rivela infine i disagi di Milik. Si poteva fare meglio per mettere al sicuro lo 0-3? Forse. Una ipotesi: al posto di Callejon il trascurato Rog, capace di entrambe le fasi sulla fascia, magari quarto a destra in un 4-4-2 di copertura. Ma non ditelo a Sarri: è già furioso dopo questa vittoria preziosa ma dal fondo un po’ amaro.