Milik: “Chievo? Da considerare con la società. Rientrerò a febbraio, mi brucia vedere le partite dei compagni e non poter giocare con loro. Napoli piena d’amore, non riesci a camminare, autografi ogni 50 metri. Su Insigne…”

Arkadiusz Milik, L’attaccante del Napoli e della nazionale polacca, Arkadiuz Milik ha rilasciato una lunghissima intervista al portale sportowefakty.wp.pl. Ecco quanto ha dichiarato:

“Dopo il primo infortunio subito al ginocchio non ero a terra nè psicologicamente nè fisicamente. Il fatto che potessi prepararmi per la nuova stagione mi ha ridato tanta forza, le mie ginocchia non avevano fastidi di alcun tipo. Questa è una cosa orribile, ti senti impotente quando sai che i tuoi muscoli stanno bene e poi il ginocchio è tornato a dare problemi. Il vero dramma fu l’anno scorso, quando mi ruppi in nazionale. Almeno adesso so cosa mi aspetta e qual è la procedura di recupero. Avevo paura degli interventi medici, ti fanno l’anestesia totale e non sai a cosa vai incontro. Credetemi, fu devastante. Stavolta, a Ferrara, ho sentito di nuovo il ginocchio fare crac. Mi sono accasciato al suolo e sapevo sarebbe stato qualcosa di grave. Negli spogliatoi, il mio medico era calmo, mi diceva di non preoccuparmi. Mi diceva che non sarebbe stato nulla di grave, ma io non gli ho creduto ed il giorno dopo mi resi conto che avevo ragione”

Sul momento attuale

“Sento che sta procedendo al meglio la riabilitazione. A fine mese farò un controllo a Roma dal Prof. Mariani. Il peggio è passato, il primo mese è molto duro, ora dormo serenamente. Mi svegliavo di notte perchè sentivo dolore, ora va meglio. Ho iniziato a fare nuoto e anche tanto cardio”.

Sul ritorno in campo

“Si dice che sarò pronto a febbraio, ma lo farò quando mi sentirò pronto. I medici dicono che questo infortunio sia diverso da quello vecchio ed anche i tempi di recupero lo saranno. Ho visto ciò che hanno fatto in Polonia e a Napoli dopo l’infortunio, ho sentito l’affetto di compagni di squadra, allenatore, tifosi. Le curve cantavano il mio nome. Per un compagno in difficoltà tutto fa bene, come gesti di questo genere”. 

Sul siparietto Insigne-Zielinski per mostrare la sua maglia dopo il goal

“Piotr stava scherzando, consegnò la sua maglia anzichè la mia per farsi pubblicità (scherza ndr.). Insigne fece un gesto stupendo, mi sta vicino perchè anche lui ha provato cosa vuol dire avere il mio stesso infortunio”.

Sull’infortunio vecchio

“Entrai in campo molto gradualmente, le pressioni che arrivavano dalla stampa erano solo degli stimoli per me. Sapevo che era giusto così, ma l’ammetto, ero impaziente di giocare”.

Sul possibile passaggio al Chievo

“Prenderò questa possibilità in considerazione. Ne parleremo con la società a dicembre, mi siederò a tavolino con allenatore e staff per capire quale potrebbe essere la miglior soluzione per me”. 

Ancora sull’infortunio

“Più pensi e più stai male, ho imparato a non pensarci. Mi brucia guardare le partite dei miei compagni davanti alla tv senza poter essere con loro in campo. Poi mi fermo e penso che, in realtà, ci sono tragedie ben più gravi di una rottura di un legamento”.

Sul momento attuale

Passo più tempo con la mia famiglia e faccio altre cose che mi fanno star bene. Non mi piace stare davanti alla tv e guardare solo calcio, guardo solo la Serie A e le partite più importanti”.

Sull’apertura di un ristorante a Katowice, in Polonia

“Sì, è vero, si chiamerà Food and Ball. Volevo aprirlo prima dei Mondiali, ma non credo ce la faremo. Ci sono stati alcuni problemi coi lavori. E’ nata da un’idea di un amico, sarà un pub che ‘parlerà’ di calcio, ci saranno diverse maglie esposte”.

Su altre attività al di fuori del calcio

“Non ne ho ancora, ma ci sto lavorando”.

Sulla vita

“Kobe Briant disse che avrebbe voluto essere ricordato come un imprenditore e non come un giocatore di basket. Non sono d’accordo con lui, sarà ricordato come tra i migliori giocatori di basket. Bisogna guadagnare tanto ed avere la capacità di mantenere lo stesso tenore di vita nonostante si smetta di giocare. Non si può vivere una vita intera coi soldi guadagnati col calcio, bisogna inventarsi altro a fine carriera”.

Su molti giocatori che a fine carriera vanno in banca rotta

“Non avrò di questi problemi. Non sono uno che spende a destra e a manca. Certo, non nascondo i soldi sotto il letto, però mi rendo conto che la vita è lunga e non dura solo due anni”. 

Sul trasferimento a Napoli

Ero molto entusiasta di intraprendere quella nuova avventura. Sono passato da un grande ad un enorme club a livello europeo. Ho sempre migliorato da club a club, e così anche dall’Ajax al Napoli per me è stato un miglioramento di carriera”.

Sull’ambientamento a Napoli

“Anche all’Ajax all’inizio giocavo poco, ma al Napoli sono partito benissimo, perciò mi dispiace che mi sia infortunato subito. Sono certo che dopo la tempesta, esca sempre il sole”.

Ti senti una star?

“No, assolutamente”.

Sulla propria città natale, Katowice e le differenze con Napoli

“Luogo molto più calmo rispetto a Napoli. Posso camminare tranquillamente per strada, mentre qui è impossibile. Napoli dà tanto amore in termini di calcio. Non so come sia in Argentina o in Brasile, ma non credo esista un posto più caloroso di Napoli. A volte, nel tragitto dall’auto al ristorante, mi capita di firmare una cinquantina di autografi in soli 50 m. Da quando sono arrivato a Napoli non ho mai visitato il centro della città, ma mi sono promesso che quando starò meglio ci andrò. E’ piacevole, però, quando la gente ti acclama e ti sostiene per strada. Per raggiungere il centro da casa mia ci vuole un po’ di tempo, una ventina di minuti. All’inizio vivevo in un hotel, poi presi casa. A tre chilometri da casa c’è anche la spiaggia, vivo in una località molto tranquilla”.

Sulla vita privata

“Gioco a calcio, realizzo i miei sogni da bambino. Non possiamo pensare di giocare ad alti livelli senza che la gente non ci riconosca e non ci chieda di scattare selfie e foto. Dobbiamo accettare la metà della medaglia, specie se giochi in una grande squadra”.

Su Slavek Mogilan (suo primo allenatore)

“Siamo rimasti in contatto, ma purtroppo non è qui e non può seguirmi assiduamente”.

Su Nawalka, attuale allenatore della Polonia

€‹“Quando mi dicevano che ero il ‘figlioccio’ suo mi dava un po’ fastidio perchè sapevo era la verità. E’ vero, Nawalka mi ha sostenuto, mi ha incoraggiato molto e mi ha cresciuto. Non vedo l’ora di ritrovarlo in nazionale”.