Diritti Tv, Mediaset può perdere Lazio e Roma: all’emittente resterebbero solo Juve, Napoli e milanesi. Il motivo

Potrebbe riservare colpi di scena l’asta per i diritti Tv prevista per il 10 giugno

In vista dell’asta per i diritti tv della Serie A, Mediaset alza la voce. Secondo l’emittente, i pacchetti per il triennio 2018-2021 sarebbero “squilibrati”, non rispettando alcuni criteri della legge Melandri. Da Cologno Monzese, infatti, hanno inviato una lettera all’Antitrust in quanto il bando “risulta fortemente squilibrato perché il pacchetto D concentra in un’unica offerta per prodotto 324 eventi relativi a ben 12 squadre e 132 partite in esclusiva”.

In tale pacchetto, la Lega ha deciso di inserire 12 squadre, tra cui alcune di grande appeal sotto il bacino dell’utenza come Roma, Lazio, Fiorentina, Genoa e Bologna. Nella visione di Mediaset, questo comporterà per i tifosi l’obbligo di “acquistare l’unica offerta commerciale esistente, anche se questo dovesse comportare un nuovo abbonamento da aggiungere a quello preferito negli anni precedenti o, fatto ancor più censurabile, la migrazione forzata da un abbonamento all’altro”.

Mediaset ha paura di non riuscire ad acciuffare il pacchetto D, vendibile anche per chi trasmette sul digitale terrestre, a causa del prezzo, la cui base d’asta è di 400 milioni di euro. Per tenere in vita Premium Sport, però, servirà proporre un’offerta corposa ai circa 2 milioni di abbonati. Senza le squadre del sopra citato pacchetto, a Mediaset non resterebbe che acquistare il pacchetto B (200 milioni di euro) dove ci sono sì Juventus, Inter, Milan e Napoli, ma non le romane.

Ecco allora la carta del ricorso all’Antitrust che potrebbe avere almeno un effetto tampone sull’assegnazione dei diritti, prevista per sabato 10 giugno, che è anche termine ultimo per la presentazione delle offerte. “Qualora due piattaforme su tre – sostiene Mediaset – fossero aggiudicate a un unico operatore, si verrebbe a creare un sostanziale assetto di single buyer con conseguente formazione di una posizione di monopolio a danno della concorrenza e della libertà di scelta degli utenti”. Insomma, una violazione del perimetro stabilito dalla legge Melandri. A decidere, sarà l’Antitrust.

Fonte: Il Fatto Quotidiano