Iavarone: “Novanta minuti per finire col giusto aggettivo il campionato di Sarri e del suo Napoli…”

Toni Iavarone scrive sulla vittoria del Napoli contro il Torino sul suo blog toniiavarone.it

È piombato sul traguardo in apnea, come quegli eroi della marcia degli anni che furono. Un’immagine che sa di mito accompagnerà, da qui a sabato notte, questo ormai certo secondo posto del Napoli. Mancano novanta minuti e uno sgonfiato Frosinone per finire col giusto aggettivo il campionato di Sarri e dei suoi ragazzi. E l’aggettivo è straordinario, perché forse nemmeno il Napoli avrebbe scommesso un penny sul proprio destino.

Già, nemmeno io avrei rischiato la monetina in quel lontano 30 agosto 2015. Perché come tanti, mi sentivo frastornato da una campagna acquisti tutta da scoprire, ovvero: Hysaj riuscirà a sentirsi a suo agio in una squadra titolata? E Allan saprà ripetersi, oppure è il solito miraggio Udinese, tipo Inler o altri? E poi Sarri. Un allenatore cinquantenne con esperienze minime quanto durerà a Napoli? Ricordate quanti interrogativi pesavano sul cammino degli azzurri? Quante altre perplessità dopo le prime tre partite finite in fumo? Ma il calcio è questo baby, direbbe quel tale.

Il gioco del pallone conserva in sé il segreto di ogni successo: l’imponderabile. E dell’impossibilità di fermare il tempo e certi vaticini, il Napoli edizione ultima, se ne è impossessato al punto di farne la determinante della propria stagione. Ed ecco la squadra che cresce come quei bambini che appena cominciano a camminare, subito si mettono a correre. Arrivano i posti di vertice della classifica, poi il primato nel girone di andata, una prima parte di Europa League giocata al massimo, un Higuain da inchino e un bel mucchio di calciatori che in pochi mesi sono passati dalle stalle alle stelle.

Questo è stato ed è il Napoli che fa brillare gli occhi a tutti, in attesa dell’ufficialità del secondo posto. Ora, però, dopo il sollucchero della vittoria sul Torino, occorre fare una riflessione sull’incipit di questo articolo. S’è scritta la parola mito, ma fino a quando si può chiamare mito un finale così sofferto, tra Atalanta, Torino e altro? Ebbene, una risposta convincente non ce l’ho. Però so che al di là del bel gioco del Napoli di Sarri, che lo obbliga a girare sempre in sovra ritmo, esiste la bellezza del calcio. E in questo splendore ci sono anche e soprattutto piccole dosi di tormenti, come il Napoli qualche volta ci ha benevolmente istillato.

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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