Marcello Nicchi sul Var: “Giudizio positivo, strumento innovativo. Un mio rimpianto di quando arbitravo? Gli errori fatti in Perugia-Napoli. Sulle polemiche arbitrali degli azzurri…”

Il presidente dell’AIA, Marcello Nicchi è intervenuto ai microfoni di RMC Sport. Ecco le sue parole: “Un voto al Var? Dare un voto ha poco significato, il mio giudizio è molto positivo. Essendo il primo anno di applicazione vera bisogna essere molto soddisfatti. È uno strumento utile e innovativo per gli arbitri, che viene copiato da tutto il mondo calcistico. Se in soli cinque mesi gli arbitri hanno fatto così bene, il prossimo anno gli errori si avvicineranno allo zero”.

Per avvicinarsi alla perfezione della Var che cosa si può chiedere di più agli arbitri in termini di collaborazione? “Una totale disponibilità all’utilizzo per confermare una decisione? “Sì, bisogna ripartire da dove siamo arrivati. Nel corso dei mesi c’è stato un progressivo miglioramento. Nelle prime partite qualche arbitro non voleva apparire Var-dipendente e utilizzava lo strumento solamente in azioni eclatanti. Poi Rizzoli ha detto di utilizzarlo anche in dubbi meno eclatanti e così è stato. Gli arbitri hanno anche capito una cosa del protocollo: che le decisioni non dovevano essere prese velocemente per non allungare troppo la partita. Ci vuole il tempo che serve”.

Inserire uno specializzato di Var che non scende in campo ma si occupa solo dello strumento? No, gli arbitri per agire bene devono fare la stessa scuola e lo stesso allenamento. Gli arbitri a Coverciano partecipano tutti: se ci fosse uno specialista Var dovrebbe fare un percorso diverso dagli quelli di campo. Dobbiamo utilizzare gli stessi fischietti, il metodo applicativo è perfetto anche se non siamo immuni dal cancellare gli errori”.

Per migliorare il Var bisogna lavorare sul protocollo? “Il protocollo è molto complicato e gli arbitri hanno impiegato molto tempo ad assimilarlo. Il protocollo va snellito: bisogna lavorare sui cinque punti senza andare a complicarci la vita a controllare i calci d’angolo o le rimesse laterali”.

Un suo rimpianto di quando arbitrava? “Quello che mi è costato la carriera: Perugia-Napoli, quel gol di mano non visto da noi, ma che sicuramente non sarebbe sfuggito al Var. Adesso c’è anche un rapporto diverso con calciatori e società. È cambiato il modo di stare insieme: ora c’è dialogo con gli allenatori, non c’è più il distacco di prima”.

Lazio e Napoli recriminano su alcune decisioni. “Non mi permetto di rispondere a questo. Lo strumento funziona e lo dicono tutti. Come Figc ci siamo presi un rischio, perché venivamo da soli tre mesi di sperimentazione. A differenza di tanti campionati, in Italia abbiamo un’organizzazione capillare. Se abbiamo potuto fare questo è perché abbiamo utilizzato anche gli arbitri di Serie B. Per farli amalgamare abbiamo anche inventato delle amichevoli per utilizzare il Var. Ovviamente dobbiamo lavorare per migliorare, ma possiamo essere contenti. La bravura dell’utilizzo del Var dipende anche dagli operatori che sono al monitor e che mettono in tre secondi le immagini: alcune volte non sono andati bene e sono stati cambiati”.

Una conferenza degli arbitri nel post partita? “Per il momento no, ci stiamo lavorando ma finché non cambia la mentalità non si potrà fare. Perché viene messo tutto in discussione, anche il Var. Ci sono i moviolisti in televisione del Var. Bisogna azzerare questi tipi di comportamenti, poi ne possiamo riparlare. Non bisogna preoccuparsi a fine partita delle discussioni riguardo l’utilizzo di questo strumento”.

Una chiamata del Var a squadra? “Non credo sia giusto, bisogna utilizzare il Var quando serve, anche dieci volte a partita. Non possiamo inoltre dare il Var in mano agli altri, le squadre non possono chiedere all’arbitro di riguardare un episodio. Noi siamo aperti a tutto. Ogni anno facciamo la riunione con allenatori, capitani e dirigenti: a differenza di un tempo gli facciamo vedere e sentire ogni cosa, dagli errori alle comunicazioni via radio. Non c’è uno che fa una domanda, poi però durante l’anno…”.