“I miei venticinque lettori”, numero che per Manzoni poteva essere ironico, nel mio caso potrebbe addirittura essere ottimistico, avranno notato la mia passione per il calcio e per la storia napoletana degli anni venti e trenta del ventesimo secolo. Allora, mi sono chiesto se non fosse opportuno presentare in due articoli separati la vita ed il costume partenopeo di quegli anni. Per citare ancora Manzoni “Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato”.
Gli anni di cui parleremo vedranno un grande incremento demografico. Nel 1920 gli abitanti di Napoli erano circa 660.000, nel 1930, invece, saranno circa 820.000 e nel 1940 più 900.000. Proviamo allora a fare un breve riassunto di questo periodo.
Sfogliando Vittorio Gleijeses, La Storia di Napoli (1990) possiamo cominciare dagli anni venti. Napoli come tutto il resto d’Italia dovette fare i conti con i problemi finanziari e annonari del primo dopoguerra, problemi accresciuti dall’annessione alla città di alcuni comuni limitrofi, quali Barra e San Giovanni a Teduccio, e dal blocco dell’emigrazione. In questo clima Aurelio Padovani, a capo delle squadre d’azione fasciste, era riuscito ad impedire l’avvicinamento tra i lavoratori napoletani ed il socialismo ed il comunismo. Due giorni prima della marcia su Roma, il 26 ottobre 1922, Benito Mussolini tenne tenne un comizio proprio in Piazza del Plebiscito. In quell’occasione Mussolini affermò: “O ci daranno il governo o lo prenderemo calando a Roma”. I rapporti, però, tra Padovani e Mussolini si sarebbero guastati, e Mussolini avrebbe mandato a Napoli Italo Balbo per espellerlo dal partito. A questo punto Aurelio Padovani avrebbe voluto creare un suo movimento, ma il suo sogno si spezzò nel crollo della balconata in Via Generale Orsini dove teneva un comizio. In quel crollo sicruamente doloso perse la vita insieme ad altre otto persone. La città volle fare di Padovani un martire ma Napoli nel 1925 era completatmente fascista, tranne poche e valorose eccezioni quali Benedetto Croce e Giustino Fortunato. Anche Il Mattino passò un periodo molto difficile. Fu allora che Paolo Scarfoglio, figlio di Edoardo e Matilde Serao si vide costretto a cedere il pacchetto azionario del maggior quotidiano del mezzoggiorno.
All’indomani della morte di Padovani, Achille Starace venne a Napoli per riorganizzare le fila del partito ed epurare tutti i fedeli di Aurelio Padovani. In seguito alle frequenti crisi del Consiglio Comunale venne istituito l’Alto Commissario per la Provincia di Napoli. Questo Alto Commissario che ebbe un controllo totale non demeritò del tutto. Realizzò molti edifici rappresentativi, strade, la Galleria della Vittoria. Non rientrarono, invece, in questo progetto gli ospedali e le scuole. Il Progetto doveva completare il Risanamento attuato dal 1888, in seguito alla volontà del governo De Pretis, il quale in seguito ad una gravissima epidemia di colera, aveva affermato “bisogna sventrare Napoli”.
L’Associazione Calcio Napoli sarebbe stata fondata il 1 agosto 1926, dall’imprenditore partenopeo Giorgio Ascarelli, esponente di spicco dell’ebraismo napoletano. La nascita dell’Associazione, dunque, nasce fuori dal contesto fascista, che allora cercava di fagocitare ogni cosa.
Del 1925 nascono due meravigliose canzoni napoletane quali Lacrime napulitane e ‘O paese d’ ‘o sole di Libero Bovio. La canzone classica napoletana sta vivendo gli utlimi momenti di splendore e di creatività. Ancora nel 1925 muore Eduardo Scarpetta, autore di opere immortali quali Miseria e Nobiltà, ‘O miedeco d’e pazze e ‘Nu turco napulitane. Molte delle battute di Eduardo Scarpetta sono ancora oggi note al pubblico napoletano. Ancora oggi le sue commedie, parodie di originali francesi, sono rappresentate sui teatri di tutta Italia.
Amedeo Gargiulo