Era il 15 marzo del 1989, un mercoledì di coppa. I tifosi del Napoli chiedevano ai giocatori del Napoli di compiere un’altra impresa contro la Juventus. Bisognava recuperare uno sciagurato 2 – 0 rimediato a Torino per poter accedere alle semifinali di Coppa Uefa (l’attuale Europa League).
I precedenti recenti fra Napoli e Juventus
Da quando Maradona era arrivato al Napoli e dalla famosa punizione a due in area, la Juventus era stata battuta più volte:
1 – 0 a Napoli nel 1985/1986,
3 – 1 a Torino e 2 – 1 a Napoli nel 1986/1987 (era l’anno del primo scudetto),
2 – 1 a Napoli nel 1987/1988,
5 – 3 a Torino nel 1988/1989.
Battere la Juventus, dunque, non era più un’impresa. Soprattutto i bianconeri non erano più lo squadrone dei primi anni ’80 di Michel Platini. Le squadre che si contendevano lo scudetto erano ormai da tre anni il Napoli e le due milanesi. In particolare il campionato del 1988/1989 fu dominato dall’Inter di Trapattoni (fu il primo anno in cui la Serie A tornò a 18 squadre e in cui le squadre poterono tessere tre stranieri).
La gara di andata
Nonostante i risultati positivi degli anni precedenti il Napoli doveva davvero realizzare una impresa, perché la partita di andata, come detto, era stata persa per 2 – 0, grazie a un gran gol di Pasquale Bruno da fuori area e a una sfortunata deviazione di Corradini. Era stata una partita strana, era sembrato che la Juventus avesse raccolto molto di più di quanto avesse seminato. In particolare era stato Stefano Tacconi a salvare la porta bianconera con due interventi decisivi: su un potente calcio di punizione di Renica nel primo tempo e su un colpo ti testa di Francini nel secondo tempo. Insomma, la qualificazione sembrava andata. I tifosi, tra l’altro, avevano ancora negli occhi i sedicesimi di finale della Coppa dei Campioni dell’anno prima, quando il Napoli si arrese al Real Madrid proprio in seguito a un 2 – 0 subito all’andata.
Contro la Juventus, però, negli anni precedenti il Napoli se l’era sempre giocata. Poi, come dicevamo la Juventus era quell’anno una squadra quasi “normale”. Quell’anno avrebbe terminato il campionato “solo” al quarto posto. I bianconeri avevano puntato su Rui Barros e Zavarov, da affiancare a Laudrup, che non incutevano timore come qualche anno prima facevano Platini e Boniek. Il Napoli, invece, aveva puntato su Alemao come terzo straniero da affiancare alla già collaudata coppia composta da Maradona e Careca.
La gara di ritorno
La partita programmata per le 20,30 cominciò con qualche minuto di ritardo, giusto il tempo di far diradare i fumogeni con i quali i tifosi avevano accolto i giocatori. Fu la Juventus a dare il calcio d’avvio e gli 83.000 tifosi presenti fecero immediatamente sentire la loro presenza cercando di intimorire gli ospiti.
Il Napoli giocava con Giuliani, Ferrara, Francini, Corradini, Alemao, Renica, Carannante, Crippa, Careca, Maradona, Carnevale. In panchina a causa delle squalifiche di Fusi e De Napoli c’erano solo quattro giocatori: Di Fusco, Bigliardi, Romano e Neri. L’allenatore era Ottavio Bianchi.
La Juventus, invece, aveva la formazione al completo: Tacconi, Bruno, De Agostini, Galia, Brio, Tricella, Marocchi, Rui Barros, Altobelli, Mauro (che l’anno dopo sarebbe passato al Napoli e avrebbe partecipato alla conquista del secondo scudetto del Napoli), Laudrup. In panchina c’erano: Rubini, Favero, Magrin, Zavarov, Buso. L’allenatore era in grande campione Dino Zoff (portiere della Nazionale campione del mondo del 1982 e che era stato portiere del Napoli dal 1967 al 1972).
Bisognava cominciare subito bene e, invece, è la Juventus ad andare in gol con Laudrup, ma la rete venne annullata per fuorigioco. Passarono pochi minuti e il Napoli tornò a proporre gioco: Maradona pescò Francini libero in area, che non ebbe tempo per tirare in porta, la palla respinta giunse a Renica che, al volo, con un lungo lancio preciso raggiunse Careca, che venne atterrato in area da Bruno: fu calcio di rigore. Ovviamente fu Maradona a raccogliere la palla. Tacconi a destra e palla a sinistra: Napoli 1 Juventus 0.
Il primo tempo stava per concludersi. Il Napoli avrebbe avuto tutto il secondo tempo per produrre il massimo sforzo, ma fu proprio al 45’ che Alemao rubò la palla a Mauro a centrocampo e con uno scatto formidabile si liberò degli avversari, passò la palla ad Andrea Carnevale che dal limite dell’area mise a segno il 2 -0. Lo svantaggio della gara di andata era stato annullato.
Nel secondo tempo, invece, non ci furono grandi occasioni per nessuna delle due squadre. Si andò allora ai supplementari.
I supplenetari
Anche i supplementari non sembravano poter modificare il risultato, le due squadre erano molto stanche. Ormai sembrava che la qualificazione dovesse decidersi ai calci di rigore. I tifosi del Napoli non erano tranquilli perché ricordavano che due anni prima, proprio ai calci di rigore, gli azzurri erano stati eliminati dal Tolosa ai trentaduesimi di finale di Coppa Uefa. In quella occasione oltre a Bagni fu proprio Maradona a sbagliare il calcio di rigore decisivo.
Intanto, c’era ancora un calcio di punizione da tirare all’altezza della bandierina di sinistra. La palla giunse al centro dell’aria, la recuperò Careca che fece una volata verso il fondo e mise la palla al centro: la raccolse Alessandro Renica che di testa la spiazzò Stefano Tacconi. L’impresa era riuscita, ora bisognava fermare Renica che preso dalla gioia cominciò a correre sospinto dalle urla festanti del pubblico verso il centro del campo. Il primo che riuscì ad abbracciarlo fu Giuliano Giuliani.
Quella sera Maradona, Carnevale e Renica avevano firmato un pezzo di storia napoletana. Per chi non era allo stadio non c’era più tempo per continuare a guardare la televisione e ascoltare la telecronaca dalla voce di Giorgio Martino, era tempo di scendere in strada a fare festa, il Napoli si era qualificato per le semifinali di Coppa Uefa.
Nella sua storia solo un’altra volta aveva raggiunto un risultato così importante nelle competizioni internazionali: era il 1977 quando raggiunse le semifinali di Coppa delle Coppe per venire poi eliminato dall’Anderlecht, erano passati più di dieci anni.
Quella partita del 15 marzo 1989, invece, fu molto più importante di quanto si possa immaginare. Fu solo in quella occasione che i tifosi si misero davvero alle spalle la delusione dello scudetto perso nel 1988, proprio al San Paolo contro il MIlan. Fu quella partita, con tute le sue difficoltà, che diede di nuovo fiducia alla squadra e che l’avrebbe portata a nuovi successi.
Quella sera del 15 marzo del 1989 anche io scesi in strada a festeggiare. Non mi ricordo dove andai, ma poco importava dove andassi, quella sera tutte le strade di Napoli erano in festa.
Amedeo Gargiulo
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