Viaggio nel Villarreal di Reina: «Pepe a vent’anni era già leader»

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Viaggio nel villareal di Reina, li dov’era gia leader.

Viaggio nel passato del portiere azzurro Pepe Reina, che si impose come titolare indiscusso proprio nel Villareal, rivale del Napoli giovedì sera nei sedicesimi di Europa League. Nell’estate 2002, nella località di Vila-Real, in provincia di Castellón, il ventenne José Manuel Reina approdava in una squadra giovane e ambiziosa, allenata inizialmente da Víctor Muñoz, ex calciatore di Barcellona e Sampdoria. Fu l’allora tecnico a voler fortemente il suo approdo al Villarreal, società che aveva raggiunto la massima serie spagnola solamente quattro anni prima: «Conoscevo Pepe fin dai tempi delle giovanili al Barça e dato che lì puntavano su Víctor Valdés gli feci capire che per lui sarebbe stato importante giocare. Aveva 20 anni ma prometteva già bene, e sapevo che il Villarreal avrebbe avuto bisogno di un portiere di livello come lui». Arrivato in prestito, Reina fu poi riscattato a fine stagione nell’ambito dell’operazione che portò il difensore Juliano Belletti al Barcellona. Nel frattempo aveva già conquistato la sua nuova piazza, come afferma il suo ex compagno Javier Calleja: «Per lui ho solamente belle parole, sia come uomo sia come calciatore. Fu un leader dello spogliatoio dal primo momento, un gran lavoratore e un tipo sempre allegro, sportivamente e psicologicamente molto importante per la crescita della squadra».Nella suo secondo anno al Villarreal Reina contribuì alla conquista della Coppa Intertoto, primo trofeo della società.

Tuttavia la sua più grande stagione di cui si ricordano i tifosi del Submarino Amarillo è la terza, quando il Villarreal conquistò l’accesso alla Champions League grazie a un sorprendente terzo posto e l’attuale portiere azzurro parò ben 7 rigori su 9 in campionato, dando le prime dimostrazioni di quella che tutt’oggi è una sua specialità. «Era talmente competitivo che la sua voglia di vincere veniva fuori nei momenti più difficili, come ad esempio quello di parare un calcio di rigore», continua Calleja, che ricorda come si divertiva insieme a lui quando giocavano a carte in ritiro e durante i viaggi. Durante la stagione 2004-05, quella della consacrazione, il capitano del Villarreal era Quique Álvarez, difensore centrale, che ammette: «Con lui alle spalle ci sentivamo più sicuri, avevamo un punto di riferimento importante che non solo guidava la difesa ma faceva partire l’azione con i suoi lanci lunghi. Poi sulle palle alte era fenomenale. Posso dire che il Villarreal in cui giocavo fece il salto di qualità proprio con l’arrivo di Reina, la cui personalità e serenità si notavano tanto dentro come fuori dal campo». Per Álvarez, Reina fu fondamentale nello sviluppo del gioco creativo imposto da Manuel Pellegrini, ora sulla panchina del Manchester City, ma era anche uno strepitoso collante per il gruppo: «Ricordo che quando vincemmo l’Intertoto prese il microfono e iniziò uno show indimenticabile, facendo da animatore. In quel caso si notarono la sua personalità e il suo carattere, nonostante avesse poco più di vent’anni». In appena tre stagioni Reina lasciò un ricordo indelebile al Villarreal, dove fu notato da Rafael Benitez, che lo chiamò prontamente al Liverpool. Delle sue doti da campione era ben consapevole Muñoz, che lo propose direttamente al Villarreal: «Avevo notato in lui la capacità di vedere il calcio a 360º, si trattava di un portiere moderno, bravissimo con i piedi e propenso a impostare l’azione, oltre che a migliorare il posizionamento dei difensori, che comandava con autorità da sempre, anche nelle giovanili del Barça».

Il primo tecnico che puntò su Reina come titolare confessa di essere stato stregato subito dal portiere figlio d’arte: «Mi colpì moltissimo il suo entusiasmo, la sua voglia di vincere e di lavorare per il bene della squadra». Anche Calleja ricorda con piacere come fu conquistato da Reina: «Era il primo a scherzare nello spogliatoio, così come era il primo a fare un passo avanti nei momenti difficili, per esempio quando si avvicinava ai compagni che avevano commesso un errore durante la partita. Pepe spiccava per la sua mentalità vincente: ci animava sempre a credere nella vittoria e contagiava l’ambiente con la sua allegria. In campo poi dimostrò subito di che pasta era fatto, prendendosi il posto da titolare per non mollarlo mai. Vidi subito in lui un potenziale percorso di alto livello, che è poi quello che ha intrapreso». È giunto il momento per Reina di tornare al Madrigal, uno stadio che lo ha amato per tre anni. Stavolta però Pepe scenderà in campo con un’altra maglia, quella del Napoli, un’altra squadra nella quale si è imposto come leader fin dal primo momento, diventando capopopolo e leader, al di là della fascia di capitano.

Fonte: Il Mattino