Albania-Italia, Sconcerti: “Ventura come Sarri, anche il tecnico del Napoli non era in vetta e fu esonerato…”

Mario Sconcerti commenta Albania-Italia e il momento di Ventura nel suo editoriale per il Corriere della Sera

Molto meglio che contro la Macedonia, almeno stavolta l’Italia ha corso e ha avuto un disegno di gioco. Tutto il resto non è colpa né merito di Ventura, un giorno dovremmo anche rassegnarci a capire quello che siamo. Sarri non era in testa alla classifica con l’Empoli e qualche volta nei campionati della periferia toscana è stato anche esonerato. Ognuno in sostanza dà quello che sanno dare gli altri. Giudicando così, tenendo questa direzione in un mare abbastanza nebbioso, c’è poco da lamentarsi dell’Italia nella fatale Albania. Non è questa una squadra finale, ci saranno molti cambiamenti, alcuni importanti, è velleitario per esempio sovrapporre Eder a Immobile se hai due mediani in mezzo al campo e sulla fasce due terzini (Darmian e Spinazzola) che partono forte ma che la lunghezza del campo rende prevedibili. Ma tutti stavolta hanno fatto quello che potevano. Bonucci è ancora lontano e lo si sapeva, c’era molta voglia di far vedere che i vecchi (Buffon, Chiellini, Parolo) tenevano per il collo gli altri, c’era una piccola commedia nella commedia; mi chiedo anzi se non sia un brutto segno quando i giovani accettano di farsi catechizzare troppo da vecchi che non mostrano molto più di loro. Ma tutti insieme hanno voluto vincere e ci sono riusciti. È successo quando l’Albania si è stancata e si è sparsa per il campo, metà in difesa e metà davanti, più nessuno nel mezzo, dove bisognava ancora correre. Diciamo che è venuto fuori almeno il nostro professionismo, un’abitudine all’ordine. Non c’è stato gioco, c’è stata foga, imprecisione, abbastanza corsa, una specie di buona stanza in disordine ma con un bel quadro in fondo alla parete e un po’ di tramonto che passa tra le tende. Il resto continua a mancare, non può esserci, si è esaurita la materia prima. Restano tre giocatori oltre la media: Chiellini, Insigne e Immobile. E gli ultimi due devono ancora imparare a essere decisivi in campo internazionale. Non discutete di schemi. Non c’è uno schema che non possa essere trasformato in trenta secondi nel suo opposto. È il calcio che conta e quello da noi è andato in vacanza”.