L’intervista de Il Mattino a Carlos Bilardo, il ct campione del mondo con l’Argentina di Maradona
A 76 anni, seppur ormai lontano da competizioni ufficiali, Carlos Bilardo continua a seguire il calcio. Toccherà all’ex ct dell’Argentina campione del mondo nell’86, con Diego Armando Maradona capitano, insignire il miglior tecnico del 2015 nella cerimonia di premiazione del Pallone d’Oro in programma l’11 gennaio. In questa intervista al Mattino il Dottore (è laureato in medicina) parla a cuore aperto dei suoi periodi napoletani e anche di Gonzalo Higuain.
Bilardo, cosa ricorda di Napoli?
«Ricordo con piacere l’affetto della gente, che mi trattava come un napoletano fin dal primo momento. Dopo un po’ iniziarono a riconoscermi per strada ma senza mai assalirmi. A Napoli si respira calcio come in nessun altro posto in Italia, inoltre i miei nonni erano siciliani e ciò aiutava non poco a raggiungere una grande empatia».
È vero che lei veniva ogni mese per allenare Maradona prima del Mondiale a Città del Messico, vinto dopo la finale contro la Germania?
«Sì, avevo anche un ottimo rapporto con Ferlaino, che ci concedeva un campo di allenamento aggiuntivo a Soccavo dopo gli allenamenti di routine della squadra. Eravamo io, Diego, il preparatore Signorini e qualche compagno di squadra che restava volentieri ad aiutarci».
Cosa intendeva insegnare a Diego in quei mesi?
«Notavo che in Italia aveva più difficoltà a svincolarsi dalle marcature a uomo, quindi iniziai a fargli vedere in quale posizione schierarsi a seconda dello svolgimento delle azioni per sfuggire in anticipo alle marcature».
In effetti poi ai Mondiali Diego e l’Argentina incontrarono l’Italia.
«Sapevamo che l’avrebbero marcato stretto, come quattro anni prima nel Mondiale spagnolo. Ma lui se ne uscì con una genialata delle sue e portammo a casa un pareggio incoraggiante».
Sentiva che quell’anno la Seleccion avrebbe vinto il Mondiale?
«Sì, perché Maradona era in una forma splendida e perché ci eravamo preparati con anticipo ad alta quota in Messico. Poi dopo la vittoria con l’Inghilterra, ebbi la certezza che quello era il nostro Mondiale».
Il filo rosso che lega Napoli e Argentina adesso è Gonzalo Higuain.
«Un attaccante eccellente, per me più un terminale offensivo letale che un costruttore di gioco, anche se è bravo anche a fare assist. Quest’anno sta dimostrando cosa sa fare. Con quella maglia del Napoli addosso mi ricorda tantissimo Careca».
Eppure in patria c’è chi ne discute il rendimento…
«È per colpa dello sfortunato episodio del rigore decisivo calciato fuori nella finale della Coppa America contro il Cile. Ma sono cose che succedono a tutti. In Argentina si tende a drammatizzare, come accade anche con Messi».
Crede che Higuain debba essere il centravanti titolare dell’Argentina allenata da Martino?
«Assolutamente. Come centravanti nessuno è superiore a lui in questo momento. Seguo spesso il Napoli per l’affetto che provo per città e squadra ed è evidente che Gonzalo sia in uno stato di forma eccezionale».