Si va dai messaggini via whatsapp con telefoni di ultima generazione (ritenuti per lo più a prova di intercettazione) agli ormai romantici pizzini, quelli stile Provenzano. Eccola l’ultima faccia della Calciopoli del 2015, svelata almeno in parte dopo i cinquanta fermi di faccendieri e uomini legati alle serie minori, a leggere le migliaia di pagine firmate dalla Procura di Catanzaro.
Metodi diversi, in alcuni casi in linea con i tempi, per realizzare cose che sanno di già visto: le partite truccate, soldi in cambio di risultati posticci buoni per sbancare botteghini su una piattaforma planetaria, quella di Internet. Stando a quanto emerso nelle ultime ore, l’inchiesta rischia di salire di livello e coinvolgere squadre più blasonate rispetto a quelle emerse dopo il blitz di martedì mattina. Notizie non smentite riferiscono di almeno altre cinque partite che sarebbero state combinate su cui indagano i pm di Catanzaro.
Gare che riguarderebbero almeno tre squadre, tra cui la Salernitana, promossa di recente in B dopo aver vinto il girone C della Lega Pro, ma anche il Benevento e l’Ascoli, con almeno un’altra decina di nuovi soggetti finiti nelle indagini. Agli atti intercettazioni e pizzini, in uno scenario in cui va fatta una premessa: nessuno dei dirigenti o dei giocatori della Salernitana è al momento interessato da accuse, in una vicenda che attende gli esiti degli accertamenti di polizia giudiziaria.
Perquisizioni
Decisive le perquisizioni delle ultime ore, nel secondo step dell’inchiesta Dirty soccer degli uomini dello Sco. Agli atti delle indagini alcuni pezzi di carta – i pizzini, appunto – con quote, nomi di squadre (o di calciatori) e giocate sono stati trovati dalla polizia per conto della Dda di Catanzaro per il calcioscommesse. E c’è un’indiscrezione che spicca da questa operazione. In uno di questi pizzini, accanto alla puntata da fare c’è scritto: «Se ci beccano ci arrestano». Ma non è tutto. Gli investigatori sono andati alla ricerca, soprattutto, di tablet e smartphone, anche perché – al di là dei tradizionali appunti presi nero su bianco – ciò che possono interessare sono le messaggerie telefoniche ed in particolare whatsapp. Ma torniamo al filone principale delle indagini, quello culminato negli arresti di Mario Moxedano, del presidente del Neapolis e della sua disponibilità a spendersi per combinare partite di Lega Pro e di serie D. Si parte da un’intercettazione del presunto boss calabrese Pietro Iannazzo, per aprire filoni investigativi a carico di squadre campane del calibro di Aversa, Juve Stabia, Puteolana, Paganese.
Le due combine
Associazione per delinquere e frode sportiva le accuse mosse al presidente del Neapolis di Mugnano, che entra in contatto con il presunto esponente della ’ndrangheta per truccare Sorrento-Montalto e Neapolis-Montalto. Una lunga e complessa trama telefonica, quasi sempre grazie a linguaggi in codice, ma non sempre le cose vanno per il verso giusto: la prima partita doveva finire 2-1 per il Sorrento, invece il risultato al novantesimo è inchiodato sullo zero a zero; la seconda va invece secondo i patti, con un 4 a 0 piombo a favore della squadra di Mugnano. Anche in questo secondo caso, però, le cose non vanno bene.
Cresta su 30mila euro
Proviamo a ripercorrere il ragionamento degli uomini dello Sco. È il 31 ottobre del 2014, quando Antonio Ciccarone (ds del Neapolis) è in auto, in compagnia dei dirigenti del Montalto, vale a dire Francesco Molino e Antonio Palermo. C’è una cimice che capta il rabbioso sfogo di uno dei dirigenti del Montalto, per non aver percepito l’intera somma di 30mila euro, il prezzo pattuito per la combine, per il 4 a 0 in favore della squadra di Moxedano. Conversazione convulsa, ecco le fasi clou raccolte dalla pg: Ciccarone chiede «ma li hai presi tutti quanti? Quei 30mila euro?».