Corbo: “Domenica che non dovrà ricordare solo Napoli. Ma tutta l’Italia. Vi spiego perchè…”

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Domenica che non dovrà ricordare solo Napoli. Ma tutto il campionato italiano che ieri da Fuorigrotta guarda senza più arrossire Spagna, Inghilterra, Germania. Si sente più vicino alle potenze del momento. Due allenatori tra i meno noti e pagati, con storie e carriere diverse, il toscano Maurizio Sarri e il portoghese Paulo Manuel Carvalho Sousa stanno portando i rispettivi nella modernità del calcio europeo. Rapido e verticale. Napoli e Fiorentina non solo giocano meglio delle altre, ma rompono con i grigiori del passato, i falsi miti delle panchine, gli oziosi tatticismi. Si questa partita si ricorda un calcio innovativo: velocità senza violenza, coraggio senza astuzie, bellezza senza vanità.

Comincia Sousa, stracciando una regola. Contro un attacco a tre punte, cento squadre su cento schierano una difesa a 4. Figurarsi contro il terzetto Callejon, Higuain, Insigne del 4-3-3- di Sarri. La Fiorentina no, coltiva un amore chiamato scudetto, e per vincere schiera una linea spregiudicata a 3. Azzardo puro, in teoria. Il primo tempo premia il rischio. Perché il Napoli va in inferiorità numerica a centrocampo. Lotta, contrasta, contrattacca, ma con qualche imbarazzo. Sarri se ne accorge. Non replica. Vede i suoi ben motivati e disposti, spera che freschezza atletica e tecnica alla fine prevalgano. Lascia quindi che il quarto di sinistra Marcos Alonso giochi trenta metri più avanti, in linea con i mediani. Posizione strategica che sostiene sulla stessa fascia sinistra l’ondivago Bernardeschi. La Fiorentina scopre la difesa per dominare a centrocampo: da sinistra conta su Alonso, il camaleontico Bernardeschi, Vecino, Badelj e il polacco Jakun Blaszkowoski esterno destro, tutti coordinati dal regista volante Borja Valero, pur arginato dal un crescente Jorginho. Gran partita la sua: sgobba intanto con i generosi Hysaj, Allan, Hamsik, Ghoulam. Ultima frontiera, Albiol e Koulibaly attenti alla prima punta Kalinic. Sembrano in ombra solo Callejon interessato anche lui a Marcos Alonso e persino Higuain prima di ergersi a gigante nella sfida.

Sousa chiede troppo, però. Applica due moduli. In fase attiva, ha l’uomo in più a centrocampo. Quando è il Napoli a gestire il gioco, ordina rientri immediati in doppia trincea: un 4-5-1. Sfibrante. Sarri sa di avere due carte più alte di Sousa. La tecnica e la migliore potenza atletica. Si gioca la prima nella ripresa. Sulla destra c’è il maxi-ingorgo, chiede quindi di scaricare il gioco appena possibile a sinistra. Qui ci pensa Hamsik indovinando un fantastico corridoio verticale. Raggiunge Insigne alle spalle di Tomovic in area, lontano da Gonzalo. Affilato come un rasoio, il diagonale di interno destro sgonfia la Fiorentina. Sousa sconvolge tutto, ritira Marcos Alonso ora che sarebbe più prezioso, ma anche Tomovic. Teme un raddoppio di Insigne, che ha trovato la chiave giusta. Infila prima Roncaglia, poi Ilicic a destra in una difesa ormai scompaginata. Non si dà pace Sousa che inventa l’impossibile per vincere a Napoli, rifiuta subito l’idea del pareggio, rischia ancora inserendo la carta Babacar, ma la sua Fiorentina è stremata e slegata per tentare il colpo, Sarri vince con la freschezza di muscoli e idee. Proprio Ilicic nell’inedito ruolo di difensore centrale accompagna Higuain al gol della vittoria e un Napoli che vola leggero nel suo cielo azzurro.

Fonte: Antonio Corbo per Repubblica

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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