Antonio Corbo duro su Higuain nel suo editoriale per Repubblica, il Graffio
“Higuain sceglie nella inutile commedia di Coppa Italia la parte più subdola. Doppia. Perché segna e sparge veleni. Prova a fermare i tifosi prima della partita, con l’arroganza dei piccoli padrini di borgata, li sfida, con il gesto di chi si tappa le orecchie. È troppo, offre quindi un bersaglio di ricambio al pubblico che lo contesta. Indica la tribuna due volte, allusione ovvia al presidente, vuol dire questo prima di cominciare, e una seconda volta, a partita aperta, subito dopo il gol, un tiro che passa come telecomandato tra le gambe di Chiriches scosso da un precedente errore e in largo anticipo sul sonnolento tuffo di Reina.
Inutile raccontare il secondo, uno dei suoi, perché Reina sta ancora pensando al primo, perché Ghoulam contro Cuadrado è un turista smarrito che rimane a metà, come chi deve andare a Ischia e sale sull’aliscafo per Capri; e perché Higuain non segna mai per caso o per fortuna, segna perché è un centravanti vero, ma è uno nato per vincere senza il coraggio di vincere da solo, non sarebbe andato altrimenti a Torino dove lo scudetto è ormai noia. Consuetudine. Nessuno ricorderà che dentro c’erano i suoi gol. Nella storia del calcio è passato Maradona, argentino come lui. I due scudetti e la Coppa Uefa non si staccano nella storia del Napoli e nella memoria dei napoletani dalla sua magica figura di campione senza eredi. Qualcuno racconterà a Higuain che Diego portò anche la sua Seleccion sul tetto del mondo, Mexico 1986, giocando con otto disoccupati. In una squadra costruita solo per lui, e solo da lui portata al trionfo”.