Corbo su Atalanta-Napoli: “Sconfitta nata alle 22.15 di mercoledì. Sarri ha fatto un regalo grosso a Gasperini…”

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Antonio Corbo analizza la sconfitta del Napoli contro l’Atalanta nel suo editoriale per Repubblica

Il Napoli arriva a Bergamo sicuro di aver già vinto. È uno dei quattro club a punteggio pieno in Champions, lo aspetta una squadra con otto punti in meno, 14 contro 6: già, cosa vuoi che sia l’Atalanta? L’Atalanta invece lo rimanda con un solenne certificato di immaturità, in una sintesi di presunzione e squilibri tattici. La sconfitta non è di ieri, ma comincia alle 22.15 di mercoledì, quando Goncalo Guedes afferra il grossolano dono di Jorginho per rianimare un Benfica devastato. Quel finale, dimenticato subito perché i deliri della festa prevalgono sulla fatica delle analisi tecniche, segnala invece il pericolo di crollo.

Il Napoli si sdraia così su un tappeto di elogi. Non controlla la sua sconfinata vanità. Si lascia ingannare da una illusione di grandezza, che abbaglia anche il malinconico Sarri. Neanche per un attimo pensa di dover riflettere sul finale di mercoledì, sulle disattenzioni dei più stanchi, sulla opportunità di qualche cambio. Offre quindi il suo Napoli, con alcuni gusci vuoti, ad un branco di belve bene addestrate. Il disastro di Bergamo evidenzia il trionfo della tattica razionale sulla effimera estetica di giocatori logori, il valore dei controlli a tutto campo sulla dissennata voglia di stupire, il pragmatismo provinciale sulla inconcludente superbia di chi si sente invincibile.

Sarri commette il primo errore confermando il fumoso Jorginho, lo stesso che provocò il gol di Guedes; lascia purtroppo in panchina Allan che nella sua preziosa mediocrità è il solo mediano di interdizione. Un regalo per Gasperini forse sottovalutato. Non fu lui, da allenatore del Genoa a dimostrare che era possibile bloccare i meccanismi del Napoli, rallentandone la cavalcata d’autunno? Sarri doveva pensarci. Permette che anche stavolta blocchi del Napoli i centri nevralgici con marcature serrate, che mandi in confusione la produzione del gioco, fatta di palleggio, ampiezza, ritmo. Petagna non trascura mai Koulibaly, la rampa dei lunghi lanci, e lo punisce con il gol quando il gigante d’ebano entra in black-out con Ghoulam. Di uno svagato Hamsik si occupa Gagliardini, dell’esuberante Zielinski il tecnico Freuler. L’Atalanta rende impraticabili le fasce laterali, la difesa a 5 piazza Conti sulla destra per vietare le scorrerie di Ghoulam, a sinistra con Dramè disco rosso per Callejòn e Hysaj. Qui si è deciso quasi tutto.

Svaniscono Callejon e Hysaj, lasciando spazi liberi a Papu Gomez, attempato funambolo argentino che sconvolge l’intero settore. Il Napoli gli lascia fare tutto senza mai tentare un cambio di marcatura, una variante tattica, nulla. Si ha l’impressione che Hysaj e Callejòn vogliano emulare in creatività la famosa catena di sinistra, trascurando la fase passiva. Evidente la chiave tattica: bloccando le corsie esterne l’Atalanta interrompe i monologhi del Napoli, rende inerme Ghoulam, che a sua volta non rintraccia Insigne, spostato al centro, ma isolato. Né Insigne a sua volta può rifornire Milik ingabbiato tra Masiello e Caldara. Per creare disordine ci si mette anche Hamsik che cerca solo il gol, e comincia a tirare ancora prima di scendere dall’aereo. L’assalto finale con quattro punte negli ultimi 19’ è una dichiarazione di resa, né vale dire che il Napoli era scarico. Sarri, oltre ad Allan, è sicuro di non aver trovato tra i costosi ricambi qualcuno in grado di ricaricarlo?

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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