Da Gattuso a Spalletti: la metamorfosi tattica del Napoli

gattuso vs spalletti

La scorsa estate il Napoli ha voltato pagina dal punto di vista tecnico, chiudendo il biennio con Gennaro Gattuso in panchina. Subentrato al posto di Carlo Ancelotti a dicembre 2019, l’allenatore calabrese ha concluso la sua esperienza vincendo una Coppa Italia in finale contro la Juventus, tuttavia, si è fatto sfuggire per un solo punto la qualificazione alla UEFA Champions League, vero obiettivo del club di proprietà della famiglia De Laurentiis, principalmente per gli introiti economici che derivano da essa.

Alla base della separazione tra Ringhio e il club partenopeo, ad ogni modo, non ci sono soltanto motivi tecnici o aspetti legati al raggiungimento degli obiettivi. Mesi prima che la scorsa stagione terminasse, Gattuso e la dirigenza azzurra si sono lanciati continue stoccate in merito al discorso del rinnovo di contratto senza giungere a un accordo. Alla fine Aurelio De Laurentiis, stufo e irritato dall’atteggiamento del campione del mondo 2006 ha preferito non proseguire il rapporto di lavoro, non rinnovando l’accordo con Gattuso che ha poi preso altre strade (si era accordato con la Fiorentina, salvo poi stracciare il contratto dopo i contrasti sorti tra il suo agente e il patron viola Rocco Commisso, e ora è senza squadra).

Il profilo giusto per la panchina del Napoli per ADL e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli è stato individuato in Luciano Spalletti, allenatore carismatico che in carriera ha allenato squadre importanti come la Roma, lo Zenit San Pietroburgo e l’Inter, ottenendo ottimi risultati ed esprimendo un bel calcio.  Pur non essendo mai riuscito a vincere lo Scudetto tra i confini italiani (impresa che gli è riuscita per due volte alla guida dello Zenit in Russia), il tecnico di Certaldo nel corso della sua carriera ha ottenuto risultati ugualmente degni di nota: si va dalla qualificazione alla Champions ottenuta al termine della stagione 2004-2005 alla guida dell’Udinese, ai quattro secondi posti ottenuti nelle due parentesi alla Roma (con cui ha vinto anche due edizioni della Coppa Italia e una Supercoppa italiana). A Spalletti si deve anche il ritorno in Champions League dell’Inter, e la creazione della base della squadra con cui Antonio Conte ha poi vinto il titolo due stagioni più tardi.

I risultati, uniti a un carattere deciso e a un modo di comunicare mai banale, ideale per una tifoseria appassionata e schietta come quella napoletana, costituiscono le motivazioni principali per cui il matrimonio tra Spalletti e il Napoli ha tutto per funzionare. Il club sogna lo Scudetto, traguardo per cui è stato in corsa nelle ultime stagioni rivaleggiando senza successo con la Juve, ma il titolo non è un’ossessione e l’obiettivo primario del mister toscano è centrare la qualificazione alla Champions e porre le basi per aprire un ciclo di successo. Dal punto di vista tattico, con Spalletti il Napoli non è stato stravolto, poiché il modulo utilizzato è il 4-2-3-1, lo stesso adottato da Gattuso. Anche la squadra è pressoché la stessa, con l’aggiunta (finora fondamentale) di Zambo Anguissa e il ritorno di Adam Ounas dal prestito al Crotone. Una cosa che è cambiata è la verticalità della squadra, molto più incline a giocare in profondità verso il terminale offensivo (ruolo che nelle squadre di Spalletti è fondamentale), in questo caso Victor Osimhen.

Grazie alla velocità ed all’agilità del nigeriano, la verticalizzazione è una delle armi del Napoli. Hanno imparato a capirlo anche coloro che si appassionano alle statistiche e ai pronostici o che seguono le quote sulle sfide del calcio: quando l’ex Lille è in campo sono alte le probabilità di far gol. Altro aspetto importante è l’organizzazione di gioco che ha portato a migliorare il rendimento di calciatori come Koulibaly e Fabian Ruiz, ora affiancati da compagni in grado di garantire loro di esprimersi con maggiore disinvoltura, come Rrahmani e Anguissa. La sfida ora, consiste nel mantenere la squadra nei primi quattro posti e anche nel gestire gli ultimi mesi in azzurro del capitano Lorenzo Insigne, che a fine stagione lascerà il Napoli per sbarcare in MLS con la maglia del Toronto. Obiettivi, questi, ampiamente alla portata di un tecnico con le spalle larghe come Luciano Spalletti.