Higuain è pronto per cancellare il rigore sbagliato dell’andata

HIGUAIN 1601Il leader è ovunque: nell’area di rigore, nelle statistiche da mille e una notte, nello sguardo rapito della «sua» gente, nella fascinosa espressione, estatica e persa nel vuota, del Napoli che gli sta intorno. Il leader che t’aspetti è nella sua immensità, in quei dodici gol in tredici partite, nella capacità di far reparto da solo, di capovolgere le partite da solo, di sfilare in cima al Napoli – sandalo in mano, seguitemi – di prendersi una squadra sulle spalle e trascinarla oltre la crisetta autunnale. Il leader ha un nome, un volto, un’anima, uno stadio (il Bentegodi) che evoca la prima rete in campionato (al Chievo, la seconda giornata della stagione passata) e la voglia matta di cancellare quella macchiolina che si porta appresso dal settembre scorso, quando andò sul dischetto per rimettere in piedi quella gara stregata e trovò Bardi nell’angolino: rigore sbagliato, il primo, una crepa nella propria coscienza e nella classifica e nell’ambiente, un desiderio di ribellarsi al destino che poi è esploso prepotentemente e che in questo duemilaquindici l’ha scatenato.

Higuain è il padrone del posticipo di lunedì scorso con il Genoa, al di là degli errori della sestina: va di testa per l’1-0, va gelidamente dagli undici metri; Higuain è il certificato per arrivare ai quarti di finale di coppa Italia con l’Inter, con il penalty decisivo; è poi anche la doppietta di Cesena, tanto per gradire e cominciare bene il nuovo anno, un po’ come aveva chiuso il vecchio, a Doha, altre due zampate e la trasformazione che pesa nel corso della sfida ad oltranza che assegnò la supercoppa italiana.

Higuain non è un numero, né in reti (e siamo a diciassette complessive, otto in meno della sua prima annata partenopea, quando mancano ancora quattro mesi), né un semplice investimento (i quaranta milioni spesi da De Laurentiis per portarselo via dal Real Madrid e dotarsi di uno dei migliori centravanti al Mondo), né in miraggi (la clausola da cento milioni di euro da onorare per chiunque voglia, eventualmente, una stella così luminosa). Higuain è un’entità concreta che ha strapazzato il Napoli, l’ha sedotto dal momento in cui Benitez gli ha chiesto di diventare la guida morale di una squadra che rischiava di sfaldarsi, dopo aver perduto la Champions e dunque la magia d’un calcio onirico.

Higuain è un attaccante moderno ed anche un po’ antico, segna come facevano i centravanti di una volta, come faranno quelli che giocheranno tra un decennio, e poi ispira chiunque, perché la sua bulimia non lo porta ad ignorare Callejon o chiunque sia pronto per giovarsi di un suo assist. Higuain è un famelico bomber che non rinuncerebbe a nulla, manco alle sfide in allenamento: però, potendo scegliere, si prenderebbe in ordine sparso il secondo posto, la coppa Italia, l’Europa League ed anche la classifica cannonieri, che certo gli donerebbe.

E se ne starebbe abbracciato a ciò che ha, incurante di ciò che accade intorno, mentre è mercato o soltanto voci: «Io qua, a Napoli, sono felice.».

Higuain è il Napoli, adesso.Più di un giocatore.

 

 

Fonte: Corriere dello Sport