Iavarone: “Napoli-Inter, Mancini alimentato da opinionisti Rai che hanno subito innalzato la bandiera dell’omofobia…”

Toni Iavarone scrive su Napoli-Inter sul suo blog

Evidentemente non è il caso di tirare il freno d’allarme, perché pure una sconfitta colposa come questa ci può stare. Tuttavia s’è trattato di un ko che si trascina dietro un po’ di dubbi: innanzitutto il turn over che sa di ribaltone più che di avvicendamento, così come pesa la condotta dell’arbitro. Già, perché Valeri ha voluto fare il fenomeno e ci è pure riuscito tra l’impotenza generale.  Il Napoli segnala così la propria assenza dalla Coppa Italia e lo fa lasciando scampoli di amarezza per alcuni buoni motivi. Quella formazione di partenza con sei titolari in meno contro l’Inter, avversaria diretta nella lotta primato, s’è rivelata una scelta che purtroppo fa somma zero.

Anche un orologio fermo segna due volte l’ora giusta, ma non funziona. Come non hanno innescato nulla, se non un’inutile rete di passaggi, i settanta minuti del Napoli senza Higuain, Hamsik, Insigne etc. etc. Insomma, la vanità stasera s’è mangiato vivo il Napoli. L’importante è che sia una lezione per il futuro, perché questa partita non valeva soltanto la Coppa Italia, bensì una massiccia dose di autostima per quello che sarà il duello in campionato. Certo, il Napoli non meritava di perdere, visti i limiti strutturali e di guida tecnica dell’Inter, però s’è messo in condizione di farlo, lasciando nell’armadio i suoi migliori fucili. Così come è vero che se, in fase di mercato, il Napoli è difficile da migliorare è altrettanto vero che è modificabile, perché di pezze e di rammendi ne ha bisogno soprattutto a centrocampo. Ebbene, uscito Lopez in quel ruolo e in quella zona di campo non c’era che Jorginho, il quale può fare ben altro ma non il mediano. Insomma, da stasera anche il mercato diventa una priorità.

Bruttissimo il finale western, con Mancini che si scaglia contro Sarri, che risponde. Urla, minacce: ci vediamo dopo. Peccato per entrambi. E, un po’ di più, per Mancini, scintilla focosa per l’incendio successivo. Ben alimentato da alcuni variopinti opinionisti della Rai che hanno subito innalzato la bandiera dell’omofobia.  Sarri ha sbagliato certo, ma ha chiesto scusa. Finisce lì, come può succedere dovunque non solo nel calcio. Non è scusabile, invece, il processino della tribunetta Rai e di tutte quelli che vivono circondati da servi e che s’illudono di essere signori. Perché se l’inquisizione mediatica ha preso forma, a noi va di dubitare. E se il clamore suscitato da Mancini non fosse stato dettato dalla voglia di denunciare, ma fosse solo il maldestro tentativo – ben orchestrato dalle finte orsoline televisive – di lanciare veleno sulla corsa al vertice?

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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