Il Mattino – Higuain, altro giro, altra coppa persa: dubbi sui 90mln spesi per l’uomo delle finali sfumate

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Higuain, altro giro, altra coppa persa: v proponiamo l’analisi di Bruno Majorano per “Il Mattino”

Altro giro, altra coppa (persa). Se lo sarà detto (ancora) Gonzalo Higuain, l’uomo delle finali sfumate. Dopo le due di Coppa America e quella del Mondiale perse tutte con la maglia dell’Argentina, ecco che arriva inesorabile quella con la Juventus contro il Real Madrid. Nella notte di Caridff il Pipita si è acceso a intermittenza e solo nel primo tempo. L’assist – seppur bellissimo – per il gol di Mandzukic non è stato altro che l’unico vero acuto della partita dell’argentino. Sì, certo, a verbale ci sarebbero da mettere il primo lampo di tutto il match – tiro dalla distanza al 3’ sul quale Keylor Navas parava solo in due tempi – e un assist di petto per Pjanic che però calciava addosso a un difensore del Real, ma la somma è poco, molto poco.

Addirittura troppo, se si pensa allo sforzo economico fatto dalla Juventus per assicurarsi gol e giocate del Pipita: 90 milioni di euro della clausola rescissoria presente nel contratto di Higuain con il Napoli. Al netto di questo si consideri anche il suo andamento nell’arco dei 90’ della finale di Champions: inversamente proporzionale a quello del Real Madrid. Gli spagnoli salivano in cattedra con le loro trame spumeggianti, Higuain scompariva dal gioco e dalla partita. La scorsa estate aveva scelto di lasciare Napoli per approdare alla Juventus con il preciso obiettivo di vincere.

Si dovrà accontentare di scudetto e Coppa Italia, perché la Champions – il trofeo più prestigioso – è rimasto nella bacheca del Real Madrid. Al danno la beffa, perché dopo la sconfitta sul campo, al Pipita sono toccati anche i fischi da parte di tutto il pubblico di fede blanca al momento della consegna della medaglia d’argento al loro ex attaccante. Per non pensare alle occasioni perse. Da quando ha lasciato il Real, la squadra di Madrid è salita per 3 volte su 4 anni sul tetto d’Europa, collezionando trofei, titoli e record che evidentemente sarebbero stati anche del Pipita qualora non avesse deciso di abbandonare la Spagna.

Senza dimenticare che l’investimento della Juventus sull’argentino è stato fatto con i soldi ricavati dalla cessione al Manchester United di Pogba. E cosa ha fatto il francese alla sua prima stagione in Inghilterra? Triplete. Certo, non esattamente quello canonico con campionato, Champions e coppa nazionale, ma in bacheca ha portato una supercoppa, una coppa di lega e un’Europa League, con tanto di gol in finale a Stoccolma contro l’Ajax.

E anche chi si aspettava un Pipita dominante e trascinatore in Champions è stato costretto a rimannere con un palmo di mano. Ok i gol in semifinale col Monaco (doppietta nella gara di andata), ma per il resto della competizione l’argentino non ha saputo lasciare un marchio indelebile. Men che meno nella finale, la partita che tutto il popolo juventino aspettava, la partita che lui stesso aspettava per dimostrare di essere l’uomo che conta nelle partite che contano. Contro il Barcellona – nel doppio confronto dei quarti di finale – era finito a fare la controfigura di Dybala, un altro che a Cardiff è andato in gita turistica, facendo capire che le stigmate del campione sono ancora tutte da dimostrare.

Niente “HD”, niente tango argentino. La danza della Juventus in terra gallese è stata un lento che ha incantato per poco, prima di essere sovrastato dal flamenco travolgente degli spagnoli che hanno avuto in Cristiano Ronaldo il primo ballerino in grado di cambiare l’inerzia dell’incontro con due soli tiri nello specchio della porta di Buffon. E allora la lista delle notti da dimenticare per Higuain si allunga. Dopo Santiago, Rio de Janeiro e il New Jersey, si aggiunge anche Cardiff. Ma questa volta sarà dura parlare ancora di sfortuna o maledizione. Perché sbagliarne una è umano, perseverare (nelle prestazioni anonime in finale) no.