Marek lo aveva detto: “È lui il mio erede”. Ecco di chi si tratta

Lo aveva svelato proprio Hamsik, tempo fa, quando la Cina era ancora distante e il suo destino era legato solo al Napoli: «Zielinski è il mio erede naturale ». Elogio al calciatore e al talento polacco, un forte senso di responsabilità che Piotr ha raccolto e ora deve tutelare. La prova contro lo Zurigo conferma quella sensazione. Una delle più belle, per il centrocampista, da quando veste la maglia azzurra. Una partita da calciatore universale in grado di saper far tutto, con personalità e grinta. L’addio di Hamsik gli spalanca le porte del domani. Il futuro è oggi e non c’è un attimo da perdere, per Zielinski, da sempre croce e delizia dei tifosi e dei suoi allenatori. Sarri, che lo aveva allenato anche ad Empoli, di lui diceva: «È fortissimo ma lo diventerà realmente solo quando s’accorgerà di esserlo». Questione mentale, dunque, ma anche caratteriale. La tecnica, la classe, gli spunti non sono mai stati messi in discussione. Ora si attende la sua definitiva consacrazione.

A TUTTO PIOTR. Contro lo Zurigo, giovedì sera, Zielinski ha illuminato la manovra. Non fa cose banali, Piotr, che è elegante palla al piede o senza, che dribbla in un istante, che recupera anche palla perché ciò che di lui stupisce, oggi, è quella grinta che prima mancava. Zielinski è “cattivo” (ma nel senso buono del termine) e aggressivo, non si nasconde, si propone di continuo e il gol, quello del tre a zero, ha coronato una prova esaltante. Con uno stop Piotr ha dribblato due avversari, poi s’è posizionato col corpo affinché il pallone attraversasse quel minuscolo corridoio tra palo e portiere. Una gran bella rete nel giorno dell’addio di Hamsik. Una coincidenza ma volendo anche un segnale, perché l’erede dello slovacco – oltre a Fabian – è in casa e va semplicemente stimolato.

EVOLUZIONE. In questa stagione Zielinski – che Sarri paragonò a De Bruyne per caratteristiche – sta ricoprendo un ruolo alternativo, quello di ala mancina di un centrocampo a quattro. Il polacco è un giocatore chiave perché, come ha spiegato Ancelotti, lui e Insigne si muovono tra le linee e a loro è affidata gran parte della costruzione della manovra. Zielinski è solo un falso esterno, parte largo ma s’accentra di continuo perché il 4-4-2 è tale solo in fase passiva. Quando il Napoli ha palla tutto dipende dai movimenti degli interpreti offensivi. Zielinski gioca a tutto campo e con lo Zurigo ha confermato d’essere straripante quando in giornata. Dovrà capitare spesso, perché all’età d 24 anni non c’è più tempo per diventare un “potenziale” di qualcosa. Bisogna imporsi.

Fonte: Fabio Tarantino per il “Roma”