Napoli, Benitez converge sul made in Italy: dopo Gabbiadini, c’è Matteo Darmian

DARMIAN 0410L’edizione odierna de Il Corriere dello Sport, fa un’analisi del trend seguito da Benitez in questi due anni in merito al calciomercato del Napoli, sottolineando l’improvvisa inversione di tendenza sulla nazionalità dei calciatori scelti per gennaio.
Quattordici uomini e soltanto un italiano acquisito nato in Brasile: è il mercato del Napoli di Rafa Benitez. il mercato di due stagioni che, d’improvviso, potrebbe virare verso il made in Italy nella prima fase del 2015: perché se Jorginho, l’italiano do Brasil, di casa Italia ha soltanto un trisnonno e un passaporto, Manolo Gabbiadini ha radici nostrane e pedigree purissimo.

SENZA FRONTIERE. E allora, la svolta di gennaio: nel momento in cui la trattativa con la Samp, la Juve e il manager sarà definita, e dunque l’attaccante blucerchiato sbarcherà da queste parti a stagione in corso, allora in giro potrà dire di essere il primo giocatore italiano acquistato nell’era Benitez. Il primo, sì, a fronte di cinque spagnoli (Reina, Albiol, Michu, Callejon, David Lopez); due brasiliani (Henrique e Rafael) e un italo-brasiliano (Jorginho, nato nello Stato di Santa Catarina ma naturalizzato); un belga (Mertens); un algerino (Ghoulam); un olandese (De Guzman); un argentino (Higuain); un colombiano (Zapata) e un francese (Koulibaly). Senza frontiere, il mercato condotto da Rafa Benitez sin da quando ha messo piede a Napoli. Senza frontiere e senza italiani: mica un caso.

L’ECCEZIONE. L’idea di fondo, quella che tra l’altro sta caratterizzando da un po’ il mercato della stragrande maggioranza dei club di Serie A, è la mancanza di opportunità: gli italiani di valore scarseggiano a dire poco – con tanto di crisi del movimento nazionale -, e quelli che ci sono costano un occhio, sono legati alle proprie società in maniera pressoché indissolubile oppure non trovano spazi e opportunità all’altezza e optano per l’estero (il caso-Immobile su tutti). Si spiega così, l’esterofilia dilagante: una questione di necessità e di chance. Fermo restando le eccezioni: tipo Gabbiadini.

DA MANU A MANO. Sì, il 23enne attaccante tutto sinistro nato a due passi da Bergamo (a Calcinate), e svezzato nella top scuola dell’Atalanta, si candida a essere il primo italiano del Napoli sin dai tempi di Mazzarri. L’ultimo acquisto fatto in casa, in ordine di tempo, fu quello di Emanuele Calaiò dal Genoa, stagione 2012-2013, mercato di riparazione (l’arrivo di Mazzarani dall’Udinese nella medesima finestra di mercato, operazione di transito assoluto verso Modena, va calcolata soltanto da un punto di visto burocratico). Da un gennaio all’altro, da Manu a Mano: due anni e via, l’inversione di tendenza potrebbe ufficialmente diventare una realtà sull’asse Genova-Napoli in meno di un mese. Ufficiosamente, verrebbe da dire, anche in tempi più brevi.

IL RADDOPPIO. Non resta che attendere, insomma, e poi registrare e magari raddoppiare: perché il Napoli, oltre a Gabbiadini, segue anche Matteo Darmian. Lombardo come l’attaccante della Samp, ma nato in provincia di Milano (a Legnano), il 25enne difensore del Torino e della Nazionale è considerato il candidato ideale per le fasce: destro che si adatta anche a sinistra, giovane, in carriera e dai parametri idonei. Il problema? Arrivarci subito: il Toro, infatti, ha già fatto sapere che a gennaio non ha intenzione di cederlo. Appuntamento all’estate, allora; fermo restando il discorso valso anche per Gabbiadini: con l’offerta giusta, facciamo irrinunciabile, nulla è impossibile. Anche virare decisi sul made in Italy.

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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