Settore Giovanile- Procuratore si, Procuratore no: quando la sua figura può essere determinante…

Settore Giovanile- La domanda, neanche troppo banale, ed ormai un mantra in tutti i campi giovanili: ma il Procuratore serve oppure no?

Iniziamo la nostra analisi su questo settore, già partita in realtà la scorsa settimana con l’intervista a Danilo Caravello e Maurizio Tonicchi che ha ricevuto un grande riscontro, con la domanda in questione riferita, soprattutto, ai ragazzi che militano nelle categorie Giovanissimi ed Allievi in società dilettanti.

Se infatti quella del procuratore sembra una necessità (successivamente spiegheremo anche il perché) per un giocatore che fà già parte di una squadra professionista, non si può dire altrettanto per un giovane dilettante.

Partiamo dal lato opposto della barricata, vediamo quindi inizialmente in cosa consiste, effettivamente, il lavoro del Procuratore in queste categorie. Per i dilettanti, infatti, occorre scandagliare tutti i campi di settore giovanile, da quelli più rinomati a quelli meno celebri e sotto i riflettori, alla ricerca di qualche buon elemento. Partiamo subito da una considerazione: segnare gol, saper palleggiare ecc.. non vuol dire, necessariamente, essere un buon prospetto di giocatore, perché spesso e volentieri, soprattutto per l’approdo in una professionista, tanti sono gli elementi da dover valutare come la possibile crescita, le caratteristiche fisiche, tecniche e mentali, l’essere in grado di iniziare un percorso lontano da casa.

Elementi, quindi, che vanno anche al di là delle singole doti tecniche che, però, rimangono fondamentali. Il Procuratore entra in scena, quindi, nel momento in cui un buon elemento, con discreti margini e prospettive, può essere “portato” in una società professionista. Il bravo procuratore (perché poi faremo un cenno anche su quelli meno “bravi”), contatterà probabilmente i genitori del ragazzo dopo o durante una partita, per presentarsi e fare presente che può essere possibile essere rappresentati da un professionista del settore. Rappresentati, in questo campo e fino al primo contratto, non vuole dire legarsi indissolubilmente a qualcuno, di scritto nella prassi non c’è nulla, quello che fa il procuratore è in sostanza un investimento sul ragazzo. Attraverso la rete di conoscenza che ha, ben diversa quindi da quella del genitore, può essere più facilmente in contatto con società professioniste che spesso e volentieri si rivolgono proprio a professionisti del genere per andare a pescare anno dopo anno, i migliori talenti presenti sul territorio. Capita spesso, infatti, che una squadra abbia bisogno di un ruolo per una annata particolare o cose di questo tipo, ed è qui che il “bravo” procuratore entra in scena, consigliando alla squadra di vedere un determinato ragazzo. Badate bene, si è detto del bravo procuratore, che quindi non consiglierà un ragazzo non meritevole perché ne andrebbe di mezzo la sua reputazione. Il procuratore, in sostanza, è colui che fa da tramite per proporre un giocatore per un provino, uno stage o nel caso di un reale interesse, colui che seguirà l’iter commerciale cercando di mettere d’accordo la società dilettantistica e quella professionista.

Abbiamo accennato, precedentemente, al non “bravo “ procuratore. Qui entrano in scena quelli che, in gergo, vengono definiti “piottari” (ed il senso è facilmente capibile). Sono coloro che non fanno un investimento sul ragazzo, ma che propongono provini, accordi, passaggi a società in cambio di un riconoscimento economico. Ecco, se potete, evitateli, non è questo il modo corretto di operare.

 Il “bravo” procuratore cercherà invece di guadagnarsi la fiducia del ragazzo e dei genitori, investendo tempo e suo denaro per vedere partite, seguire il ragazzo ecc nella speranza che, una volta arrivati alla soglia del primo contratto (in una formazione Primavera, o Lega Pro ecc..), questi decidano di continuare ad affidarsi a lui che vedrà cosi riconosciuto il suo investimento con una percentuale sul compenso pattuito. Fino a quel momento, infatti, legarsi ad un procuratore non vincola nessuno, non obbliga nessuno, ma quel che è certo è che questa scelta avrà un ruolo fondamentale nella probabilità che un ragazzo arrivi o meno al grande calcio (sempre ammesso che ne abbia le doti).

Scegliere la persona sbagliata, infatti, potrebbe portare a pagare chissà quale intermediario per il passaggio alla società professionista, a farsi carico delle spese del convitto, tutte operazioni non certo limpide e trasparenti, che spesso e volentieri servono solo a foraggiare i non professionisti del settore e ad illudere i ragazzi che si ritrovano catapultati in contesti senza averne, probabilmente, le doti necessarie.

Altro aspetto fondamentale, sempre a cura del Procuratore, è quello di cercare la sistemazione più idonea al ragazzo. Il salto verso il professionismo non è facile, ed il percorso corretto, in questo caso, è quello di una crescita, costante e magari lenta, piuttosto che l’approdo in una big con un conseguente passo indietro nel momento in cui questi presupposti non sono confermati.

Questo in sintesti, il ruolo del procuratore nel caso del passaggio di un giocatore da una formazione dilettante ad una professionista. Non è obbligatorio, e non lo è soprattutto per tutti quei ragazzi che, obiettivamente, non hanno prospettive di carriera, ma è certamente consigliabile quando in realtà il ragazzo in questione merita attenzione, l’importante però è sempre affidarsi al professionista giusto, non pensare che visto che si è genitori si conosce il meglio per il proprio figlio (probabilmente questo avviene per scuola, educazione e quanto altro, ma per il calcio no, l’obiettività purtroppo non una dote innata dei genitori).

Per oggi è tutto, ma non smettete di seguirci perché, nei prossimi giorni, analizzeremo il tema anche dal punto di vista del giocatore che è già nel professionismo e che si fa assistere da un procuratore ed anche degli aspetti legali  e normativi che entrano in scena al momento della firma dei primi veri propri contratti

Fonte: calcionazionale