Le belle parole di Cesare Prandelli su Higuain e il Napoli nell’intervista rilasciata a Il Mattino
Cesare Prandelli è ormai stufo di essere ricordato come il ct della delusione in Brasile. Studia continuamente calcio, vede una infinità di partite alla settimana e dentro di sé non vede l’ora di tornare ad allenare. In Italia, in serie A, certo. Lunedì è tentato di venire al San Paolo, ne avrebbe di motivi: per prima cosa, per vedere quanto è diventato grande Lorenzo Insigne.
È stato tra i primi a fidarsi di lui.
«E come non avrei potuto farlo? Ha talento, è un ragazzo pieno di energia, ha classe e tocca la palla come pochi altri in Italia».
Eppure Conte, il suo successore, lo tiene fuori dalla Nazionale?
«Io l’ho portato con me due anni fa ai Mondiali quando non era ancora forte come lo è adesso e non giocava neppure con questa continuità. In questa stagione, con Sarri, è maturato. Gioca nel suo ruolo, nello stesso in cui lo facevo giocare io. E lì Lorenzo si esalta, si sente valorizzato, segna tantissimo e ha tanta voglia di dare il massimo».
Può essere l’uomo decisivo del big match con l’Inter?
«È uno dei tanti uomini d’oro di una della partite più interessanti che la nostra serie A può offrire in questo momento. Certo è uno dei pochi italiani in campo, ed è l’unica cosa che ci deve far un po’ riflettere».
Sorpreso dal Napoli secondo?
«Neppure un po’. Sarri ha ereditato la base di lavoro lasciata da Benitez. Lui ha portato del buon senso e la sua maniacale organizzazione di gioco che tutti apprezzano e ammirano. E che anche a Napoli sta dando dei frutti straordinari».
C’è poi Higuain. È il giocatore più forte del campionato?
«Sicuramente. Io l’ho dissi fin dal primo momento in cui mise piede in Italia che ci trovavamo davanti a un campione autentico. Con Lewandowski, in questo momento, è il migliore attaccante d’Europa: non ci sono rivali in questo senso né tra i bomber che giocano in Premier e neppure in quelli della Liga»
Koulibaly e Albiol sono alla base di questo Napoli?
«C’è stata una grande rieducazione difensiva da parte di Sarri dove le dita ora compongono una mano e quando si chiudono diventano un pugno».
Fosse lei l’allenatore dell’Inter, come fermerebbe il 4-3-3 di Sarri?
«Mica facile. Proverei a non far ragionare i suoi pensatori in campo, a spezzare il più possibile il ritmo del gioco, a dar fastidio a quel calcio così tanto studiato a tavolino».