A mente fredda – Atalanta-Napoli, spietati e cinici. La banda Spalletti annienta la Dea

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A mente fredda Atalanta-Napoli manifesto dello Spallettismo

A mente fredda torniamo a ragionare su quanto successo in  Atalanta-Napoli. Era l’ennesimo esame per i ragazzi di Spalletti, che anche al Gewiss Stadium hanno dato prova che questa squadra ha carattere da vendere. Ambiente ostile e campo mai facile per gli azzurri, ma quella di ieri è un’altra storia. L’Atalanta ha messo in difficoltà il Napoli nei primi 10 minuti, si è saputo soffrire e colpire al momento giusto. Gasperini l’aveva preparata così, uomo su uomo e pressione folle sul portatore di palla. Ma i figli di Parthenope non si sono scomposti, hanno accettato e risposto palla su palla.

La svolta

Inizio complicato dicevamo, ma intorno al minuto 12 c’è Zanoli che all’improvviso dimentica di essere all’esordio dal primo minuto e senza alcun rispetto parte palla al piede. Ad un tratto decide di fare la giocata che cambierà la storia della partita, palla d’esterno in corridoio, sbuca Mertens che passava di lì in attesa della palla giusta e decide che la sfrontatezza del 59 va premiata al meglio. Musso non ci sta e lo stende, “ref” questo è penalty! Di Bello, che ancora pensava a cosa aveva fatto Zanoli, concede solo l’angolo. Poi dalla sala VAR lo richiamano all’ordine, rigore fu. Dal dischetto Insigne non scherza, palla ad incrociare ed è 1-0. Gli azzurri continuano a soffrire ma tengono, poi un’altra giocata a cui non credevamo di assistere. Lobotka impazzisce, prende palla dietro la linea mediana e inizia a correre come un bambino il giorno di Natale. Se ne porta due dietro, che non credono ai loro occhi e per fermarlo lo stendono. E qui inizia una love story tra Insigne e Politano. Il capitano guarda Matteo come se fosse San Valentino, un cenno con la testa e poi quel passaggio morbido. Il 21 azzurro ancora emozionato per quello sguardo carico d’amore, pensa bene di incrociare di sinistro che lascia anche lui incredulo. Signori, Love Is in the Air in quel di Bèrghem. L’Atalanta si sente stordita, spaesata, prima Zanoli e poi Lobotka non erano previsti.

Sofferenza e gioia

La ripresa inizia come il primo tempo, la Dea spinge, spinge forte. Pressione offensiva che non fa ripartire il Napoli, i ragazzi arretrano e soffrono. Arriva così De Roon, che dopo aver picchiato anche le mosche, trova il colpo di testa che fa riaffiorare le vecchie ansie e mette a dura prova le coronarie dei partenopei. Distanze accorciate, si spera di recuperarla, la pressione offensiva aumenta. Ospina si illumina d’immenso, sfoderando una gran parata su Bogà. Poi Koulibaly decide che è il momento di chiuderla, recupera palla in difesa, lancia Lozano in contropiede e lo segue come se il messicano gli dovesse qualche ingente somma di denaro. Il Chucky arriva al limite, poi sulla sinistra intravede il cucciolo macedone che con un freddezza degna del miglior eschimese la piazza e la chiude. Elmas esulta sotto il settore che impazzisce, ma gli steward devono inseguire Koulibaly che nel frattempo non aveva interrotto la sua corsa e si dirigeva verso Piazza Vecchia senza un valido motivo. Il finale trascorre in attesa che Di Bello si riprenda dalla giocata di Zanoli, poi dopo 5 minuti di recupero lo shock finisce ed arriva il triplice fischio finale.

Considerazioni finali

E che Fai? Te ne privi di portare via tre punti da Bergamo? La banda Spalletti mostra ancora una volta, se c’è ne fosse ancora bisogno, che questi ragazzi il carattere e gli attributi li hanno. Soffrono maledettamente la pressione e il gioco orobico, ma non si fanno prendere dall’ansia e colpiscono nel momento migliore degli avversari. Sono freddi, lucidi. Ancora una volta decisive le intuizione di Big Luciano, che preferisce Zanoli a Malcuit, indovina i cambi che permettono agli azzurri di chiudere il match. Poi due parole le meritano anche Lobotka e Mario Rui, spesso linciati e accusati di non essere all’altezza della situazione. Lo slovacco detta i tempi alla squadra come un orologio svizzero, recupera, imposta e salta avversari come birilli. Il portoghese ci mette cuore e grinta, non tira mai indietro la gamba e lotta come un leoncino. Capitolo a parte merita il professionista che ha pensato bene di insultare KK a fine gara, il razzismo e qualsiasi sua forma, anche solo verbale, deve essere punito. Questa gente sulle gradinata non deve esserci. Ora testa bassa e pedalare, sudare e lottare, serve questo per realizzare “Il sogno nel cuore”.

Elio Di Napoli

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