Rafa Benitez, allenatore del Napoli, ha scritto un articolo per Il Corriere dello Sport, analizzando questa prima fase del Mondiale 2014:
“L’hanno definito il Mondiale dei Mondiali: perché si gioca in quella che universalmente viene riconosciuta come la Patria del calcio, che è nato in Inghilterra ma che s’annida ovunque, laggiù, nelle favelas come nei granelli di sabbia di Copacabana.
Il Mondiale dei Mondiali ha emesso verdetti inaspettati da subito e non appena sono cominciati gli ottavi ha ribadito la fragilità dei pronostici, l’incidenza dei dettagli: stavolta sono scesi in campo gli dei, che a un minuto dalla fine del secondo tempo supplementare hanno negato a Pinilla di soggiornare nella Storia, con un gol che avrebbe dato i quarti al Cile ed eliminato il Brasile.
Passa il Brasile, perché più freddo, più bravo dal dischetto, più lucido, perché più fortunato del Cile, che nel corso della partita – sotto il profilo tattico e tecnico – ha fatto meglio degli avversari, troppo dipendenti dalla qualità di alcuni suoi giocatori, Neymar innanzitutto.
Stavolta ha deciso la sorte e conta anche questo nel corso d’un Mondiale. Ma stavolta, visto come sono cominciati gli ottavi, abbiamo una sola certezza: non è facile intuire chi vincerà il Mondiale dei Mondiali.
I gironi hanno ribadito le difficoltà storiche delle squadre europee, però hanno anche proposto sorprese assolute, perché nessuno – e penso proprio nessuno – si sarebbe permesso di sospettare che Costa Rica e Grecia sarebbero riuscite a tanto.
L’impresa della prima fase, va detto, è del Costa Rica, capace di eliminare non una ma persino due vincitrici di Coppa del Mondo, capace di battere nettamente l’Uruguay e di subire una sola rete, capace di sfidare a testa alta ognuna delle tre (autorevoli) avversarie. Sono oltre cento anni che una Nazionale europea prova vanamente a vincere un titolo in Sud America e le difficoltà emerse pure in questa edizione brasiliana confermano l’«allergia»: la questione è complessa, riguarda la crisi d’ambientamento, la difficoltà a convivere con un tasso d’umidità rilevante e a giocare a certi orari (succede anche in Italia e in Inghilterra e in Spagna, vero: ma succede d’inverno) ma anche a smaltire le fatiche dell’anno.
Gli ottavi di finale sono appena cominciati e non c’è giorno in cui non ci sia un piatto forte: quello odierno, Olanda-Messico, è gustosissimo, perché mette di fronte una delle Nazionali che maggiormente hanno colpito all’inizio che vanno a sfidare capaci di mettere in crisi persino il Brasile. L’Olanda è partita benissimo, ha dilagato con la Spagna, ha mostrato un’espressione (tattica) del tutto inedita, poi ha cominciato un po’ troppo ad adattarsi agli avversari; il Messico non glielo permetterà, avendo intensità e i due calciatori che in queste due settimane hanno dimostrato di avere numeri di assoluto riguardo e una personalità talmente spiccata da emergere persino in questa competizione in cui c’è il meglio: Hazard e Mertens sono stati, secondo me, i più bravi, quelli che hanno inciso in maniera più diretta, quelli che hanno sublimato le qualità di una Nazionale, quella belga, nella quale c’è la miscela esplosiva tra la gioventù di talento e l’esperienza internazionale di alcuni uomini più maturi.
Il Belgio è una scheggia che può far impazzire chiunque l’affronti e però – almeno per il momento – chi mi ha stupito per la profondità del proprio calcio e la continuità di rendimento: parlo della Germania e della Francia, due europee direte voi. Però sono quelle che hanno giocato meglio, finora, non quelle che hanno vinto. E per vincere servirà spingersi ancora oltre i propri limiti”.
Fonte: Europacalcio