Il tecnico drl Chievo Rolando Maran ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de ‘La Repubblica’
Allena ancora a porte aperte?
«Solo i primi due giorni della settimana».
In un universo parallelo, Sarri lavorerebbe ancora in banca e lei da ragioniere nell’azienda di famiglia, pitture e rivestimenti isolanti.
«No, troppo romanzato. Ci lavoravo d’estate, come garzone. Portavo i panini agli operai. Ma poi ognuno si sceglie la strada che vuole. Il primato di Sarri è un premio a un’intera generazione di allenatori che, come me, hanno fatto una lunga gavetta. Ho avuto tre esoneri, e due volte su tre sono stato richiamato. E anch’io a inizio carriera per allenare in Primavera avevo bisogno di un tutore: Bresolin, responsabile del vivaio del Cittadella. Bisogna dare anche a chi non è stato un grande calciatore la possibilità di accedere ai corsi, di portare le proprie idee, confrontarsi sul campo».
Sta cambiando la vita degli allenatori?
«Ci sono meno esoneri di prima, sta maturando il pensiero dei club. Restiamo precari, appesi ai risultati. Ma siamo più importanti perché il calciatore sa di non potersi affidare più solo all’istinto e alla tecnica. Ha bisogno di essere guidato, accompagnato, indirizzato nel corso della partita. Infatti certi giocatori, calati in un contesto diverso, improvvisamente fanno fatica».
Cosa farà domani con Inglese? È di proprietà del Napoli e forse fra due mesi sarà già in azzurro.
«Ho scelto di lasciarlo tranquillo e di parlarne il meno possibile. La sua posizione contrattuale non inciderà sulle mie scelte. Si allena da professionista, è concentrato, si presenta al campo ogni giorno con la voglia di migliorarsi. È un centravanti completo, avete visto che gol ha fatto di testa nel derby, come si è liberato? Dev’essere più egoista, lavorare per i gol, non pensare solo alla squadra».
Se in cambio arriva Milik a gennaio?
«Non rispondo, passo».
C’è un giocatore del futuro, nel Chievo?
«Abbiamo in prima squadra quattro giovani che due anni fa stavano in Primavera. Non siamo più una squadra vecchia, etichetta che peraltro detesto: abbiamo esperienza, ma pure qualità, applicazione, sacrificio. Vi faccio un nome: Vignato, è del 2000, ha già esordito in A».
Imbottigliate, Chievo e Napoli cosa sarebbero?
«Il Napoli è spumeggiante e italiano, come un Giulio Ferrari delle mie parti. Il Chievo sta diventando un vino più corposo e ricercato, un Amarone. Si presta a ricette diverse».
Sarri è molto scaramantico, e lei?
«Anch’io, come lui, se vinco torno allo stesso ristorante. Ma solo se ho mangiato bene».