Il Napoli riprende il ciclo terribile dal quarto posto. Poteva essere primo, in questo campionato schizofrenico ma non certo scadente, ma doveva vincere su un campo che solo il Genoa conosce bene, ruvido e con falsi rimbalzi, quanto di peggio per una squadra che gioca calcio nuovo, il calcio di Sarri, possesso palla in velocità. Se non vi è riuscito, vi sono anche altri motivi. Impreciso nel tiro, mentalmente stanco, con qualche giocatore spento ha incrociato avversari più forti di Chievo e Palermo, agilmente liquidati nelle ultime due gare.
Che il Napoli sia stressato, ma ancora un modello di equilibrio tattico, di dinamica virtuosa e ampiezza offensiva è una realtà. Dopo 22 punti in 11 gare il bilancio è florido, come i 13 risultati utili di fila. Ma bisogna capire l’origine della improvvisa sindrome: gli stress se li è proprio cercati.
Il Napoli, uscito incompleto e imperfetto dal mercato, trova nelle lezioni di Sarri e nell’impegno di tutti a migliorarsi lo slancio per scalare la classifica, entra in zona Champions. Spuntano però alcuni eccessi di vanità. Il protagonismo isterico prevale sugli interessi collettivi. Il danno prodotto da Insigne (teatralmente contesta giovedì la sostituzione) si riverbera sullo stesso giocatore: imperdonabile. Ma induce anche Mertens alla puerile scena di isterismo dopo il gol. Tutt’e due, Mertens e Insigne, a Genova appaiono inferiori alle loro risorse. La sofferta pace li avrà illanguiditi, chissà.
Sembra nervoso anche Sarri. Sentire che il cambio di modulo gli è stato imposto dall’alto è la più grande delusione per un tecnico che conquista la stima dei giocatori oltre a risultati imprevedibili solo due mesi fa. Anticipare a fine ottobre il tema del nuovo ingaggio è un’altra iattura che incombe: solo colpa dell’ambiente? Sarà un caso, ma l’argomento ha già logorato i rapporti con Mazzarri e Benitez, provocandone la fuga. Si può rinviare la trattativa?
Sono motivi di urgente riflessione. Chiedono ad Aurelio De Laurentiis un contributo più alto alle sorti della squadra. I dubbi su chi ha voluto il 4-3-3 vale solo a deprimere Sarri, così come anticipare i tempi del contratto. Parlare di scudetto possibile è precoce adesso, ma legittimo. La squadra ci prova. Molto può fare la società, ma in forme diverse. Quali? Elevare il suo peso politico: il rigore negato per un intervento scorbutico di Buridisso su Higuain è una prova contraria. Intervenire per mettere a tacere i divetti di borgata è auspicabile: speriamo che sia stato fatto. Preoccuparsi di cercare ruote di scorta al prossimo mercato è un interesse che oggi prevale sul contratto di Sarri. Lasciare in pace l’allenatore è infine un dovere in rapporto a quanto egli abbia dato finora, alla stima che raccolga tra i tifosi di Napoli e i dirigenti di altre società. Attenti.
Genova non ha detto altro, se non certificare la forza del Napoli e accendere qualche spia rossa. La fascia destra ha molto sofferto: Callejon, Allan, Hysaj a disagio per l’esuberanza di Perotti, laddove Albiol e Koulibaly hanno retto bene l’urto, arginando Pavoletti e Laxalt. La coppia centrale di difesa è stata eccellente. Higuain tira da posizioni impossibili, Reina e Hamsik sono guide sicure. C’è tanto, davvero tanto per credere nel Napoli, bisogna proteggerlo, ma può bastare anche il silenzio per farlo ancora volare.
Fonte: Antonio Corbo per Repubblica