Corbo: “Il destino del Napoli lo ha scelto De Laurentiis a gennaio. Sconfitta che ha due nomi soprattutto…”

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Antonio Corbo scrive su Udinese-Napoli nel suo editoriale per Repubblica, il Graffio

Tra i motivi per spiegare la sconfitta del Napoli c’è anche il cambio dei allenamento dello staff di Conte. Una preparazione pesante dà effetti mai immediati. Purtroppo è difficile convincere Conte. La Nazionale dovrebbe riunire i migliori consulenti del campionato, gli stessi dei club che prestano giocatori alla Nazionale.

Sarà pure dura, ma questa squadra finora esemplare va aiutata a capire che cosa è successo. Un disastro evitabile. Ho trascurato anche l’alibi dell’assenza di Reina. Lo scudetto lo vince chi ha anche riserve in forma e pronte all’uso. Nel lunedì dei rimorsi, c’è un solo modo per spiegare il disastro evitabile di Udine. Collegare le responsabilità a nomi e cognomi. L’amarezza di milioni di tifosi nel mondo lo impone, né possono far velo l’ammirazione per il lavoro di Sarri e l’impegno dei pochi giocatori utilizzati. Stanno scrivendo una favola, rischiano di bruciare le ultime pagine.

Due alibi vanno rimossi. Arbitro irritante, anche nell’espulsione di Sarri, ma la squadra avrebbe perso se avesse avuto in suo favore quella angosciante macchietta di Byron Moreno di Quito, Mondiali 2002. L’altro: non è un handicap giocare sei volte dopo la Juve che vince, anzi. Si sa che esiste un solo risultato utile: quindi andare in campo, sputare l’anima e vincere. Ma se Sarri è convinto del contrario, perché parla solo lui? Può farsi sentire De Laurentiis in Lega, dove invece tratta solo le quote tv.

Udinese-Napoli, ci siamo. Sarri dopo la pausa delle nazionali presenta una squadra stanca. Logora. Scomposta. Insigne e Jorginho sembrano sviliti dal cambio di metodi dello staff di Conte: non a caso, l’Italia ha retto bene il venerdì con la Spagna e si è liquefatta il martedì con la Germania, quattro giorni dopo. Viene un dubbio: Sarri si è affidato ai test o al suo intuito prima di scegliere? Il fresco Strinic poteva essere migliore di un frastornato Ghoulam, non solo, David Lopez o il murato vivo Grassi più affidabili di Hamsik, capitano che splende sul ponte di comando quando la nave va, sennò scompare nelle stive. Non si sa bene se per decreto legge lo stravolto Insigne, prima esaltato e poi maciullato dalla Nazionale, sia sempre da preferire a Mertens. Si ripete da tempo un disguido tattico, benché segnalato più volte. Nei tentativi di rimonta, Mertens non entra per sostituire Insigne, ma per coesistere con il sosia: tutt’e due abili a sinistra, tutt’e due forti sul piede destro, si separano sulle fasce. L’inevitabile disordine dopo un po’ schioda dalla panchina Gabbiadini.

Vero che sono stati prestati 13 giocatori alle nazionali, ma è l’onere di chi ha giocatori forti. Accade anche agli altri club. Vanno meglio valutati i singoli casi. Higuain fa eccezione, infatti. Rientrato dal Sudamerica, non dal Bosco di Capodimonte, è il più energico, segna uno spettacolare trentesimo gol e sente la partita, al punto da scoprire i nervi ed essere espulso. Si ribella quando subisce falli da Felipe e non è tutelato dal toscano Irrati.

Il nuovo allenatore dell’Udinese, Gigi De Canio, conosce bene il Napoli. Partecipa spesso ai lunedì televisivi in città. Lo blocca con un 5-3-1-1. Con Zapata che incalza Koulibaly, con Thereau che blocca la fonte di gioco, l’irriconoscibile Jorginho. L’Udinese affronta e demolisce il Napoli occupando con Widmer la catena di sinistra: Ghoulam, Hamsik, Insigne. Il lato di solito più forte, ieri viscido e molle. Quasi mai cambia versante il Napoli, risucchiando a sinistra anche Allan. Sulla destra è invece trascurato l’onesto fervore di Callejon.

La sconfitta allontana il Napoli dalla Juve, sei punti sono abbastanza. Lo richiama alla lotta per il secondo posto, con la Roma che insegue a meno 4. Ma a scegliersi il destino fu lo stesso Napoli. Aurelio De Laurentiis preferì in gennaio non acquistare ricambi pronti. Fu una implicita rinuncia. Ora Sarri sembra dargli ragione: non cambia modulo né formazione. I giocatori, peggio. Non gli fanno capire che sono allo stremo, quando tornano dal giro del mondo in otto giorni. Una colpa dopo l’altra. Quanto è stato fatto merita però rispetto e va salvato. Un contributo lo diano anche Maurizio Chiavelli e Cristiano Giuntoli. Come? Gestire i procuratori: già assediano la cassa, con pretese di aumenti. Qualcuno informi De Laurentiis. Mai come oggi una squadra sfilacciata e nervosa ha bisogno di un presidente in forma.

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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