Corbo: “Domani inizia il doppio campionato del Napoli. Tra Giuntoli e Bigon una differenza sostanziale…”

NON uno, cominciano domani per il Napoli due campionati. Il nuovo aiuterà a capire perché il vecchio finì così male. Come in una notte di poker, nell’insopportabile buio del 31 maggio, fu sfiorata, toccata e persa la Champions. Un rigore sbagliato spense la festa. Ma che è successo davvero, fu proprio l’errore di Higuain a cambiare la scena, non aveva il Napoli con cinica lentezza bruciato tutto, anche se stesso? La facile suggestione dei processi sommari ha lasciato sul campo false verità. La caccia ai colpevoli fu spietata e parziale. Rimase De Laurentiis al centro della scena con una pistola fumante, aveva sbagliato ma non poteva essere l’unico responsabile. I manifesti in città grondavano veleni, nel ritiro trentino di Dimaro apparvero i personaggi inediti con le schede e una utopia, raccogliere da diecimila tifosi cento euro ciascuno per limitare o escludere De Laurentiis. Un’idea fragile come un lampo, un urlo nel vento, l’azionariato popolare sul modello Barcellona. Bravi ragazzi, ne siete ancora convinti? Il mercato con buoni acquisti e la conferma dei migliori dissipa l’ira di quei giorni, le illusioni, l’ovvio. Spariti i finti profeti di una svolta. Si ricomincia domani, finalmente. Con due in primo piano: De Laurentiis e Sarri. Il presidente sembra cambiato. Ora sa che l’avarizia non fa impresa. Le rinunce di un anno fa sottrassero al Napoli i milioni di due Champions, una settantina almeno. Ha investito, e forse non è finita.

Benitez si è invece salvato perché il calcio spagnolo gli ha allungato una scialuppa portandolo a Madrid, deve però dimostrare che non è il Benitez di Inter e Napoli, poco importa che si difenda sostenendo che ha fatto quanto gli era possibile, sia ieri che oggi gli conviene coprire la verità. Che cosa ha fatto per impedire l’arrivo di Andujar e la conseguente rinuncia a Reina? Quali opportunità ha offerto il suo avido amico Quillon dopo il business dell’estate 2013? De Laurentis è ripartito da una dimensione più modesta, per ricostruire. Ha eliminato Bigon travolto dalle sue ingenuità, come il dono di Maiello al Crotone e l’incauto acquisto di Jorginho a dieci milioni. Non riusciva a vendere i doppioni, un trionfo se li prestava. Giuntoli, ancora molto provinciale nello stile, riesce a far cassa. A Carpi comandava, qui suggerisce. Ma la scommessa è Sarri. Gli allenatori italiani già battono le mani, non fosse altro perché temevano il ritorno dei nuovi Herrera. Sarri è la classe operaia che aspettano tutti in paradiso. Sa di calcio, lavora e fa sgobbare. Tocca a lui: sistemare la difesa, non svilire l’attacco dei 104 gol. Ma se ogni giocatore è un’azienda, vediamo se Higuain, Callejon, Mertens, Hamsik sanno risanare il bilancio personale. Dare e avere, pronti? Anche per loro è l’anno del perdono.

Fonte: Antonio Corbo per Repubblica

Carmine Gallucci

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