Corbo: “Higuain alla Juve che affare per il Napoli! I cinque motivi che lo confermano…”

Corbo

Antonio Corbo individua i motivi per cui la cessione di Higuain alla Juve ha fatto bene al Napoli nel suo editoriale per Repubblica, Il Graffio

Ora tutti dicono che il Napoli è più forte. Bella scoperta. L’anno scorso aveva un bomber da 36 gol, ma la società non volle acquistare ricambi a gennaio, tranne Grassi e Regini mai visti. Né Sarri ne richiese altri. Stavolta si sono sommate delle condizioni favorevoli. L’arrivo di Giuntoli ha dato spessore alle selte tecniche, la società ha reinvestito bene i soldi incassati dalla Juve offrendo ricambi adeguati, Sarri ha superato le sue ristrosie aprendo le porte della squadra a giovani di valore, ed in attesa c’è ancora Rog. Tutto questo è stato possibile con un colpo di mercato che ha fatto tanto soffrire i tifosi per la destinazione del giocatore più quotato: Higuain è andato alla Juve. Superati i rancori, l’operazione si rivela favorevole al Napoli. Ho raccontato nell’articolo per Repubblica il retroscena di questa spiacevole operazione con esiti per fortuna insperati e felici.

Il Napoli vola verso Madrid con una certezza: è più forte dell’anno scorso. Più attrezzato, maturo, moderno. Il suo futuro è cominciato in un sabato di estate bugiarda, pioveva in Trentino, ventitré luglio del 2016. Alle dieci del mattino informano De Laurentiis: la Juve ha deciso di pagare i 94 milioni, porta via Higuain. Il presidente è in tuta nella palestra dell’hotel Rossatti di Dimaro, con un urlo interrompe gli esercizi, si ferma stranito il personal trainer. Che succede? «Portatemi subito Koulibaly, portatemelo qui con il suo procuratore». De Laurentiis è furibondo: perso Higuain, vuol bloccare almeno il gigante d’ebano braccato da club inglesi sul filo dei 50 milioni. Non gli riesce subito, ma da quel giorno il Napoli reinventa se stesso.

Come nei momenti più difficili, si alza su società e squadra un polverone. Nel caos si lavora meglio. Comincia la fiction con voli in elicottero per offrire 45 milioni all’Inter (non di più per Icardi, ogni altra cifra è infondata) e un ruolo nel film di Natale all’eccentrica moglie, la bionda Nara. Cristiano Giuntoli, che per contratto non può parlare con i giornalisti, è al lavoro. Ci sa fare, e si rivela un ottimo acquisto. Il silenzio lo aiuta. La fuga del bomber spergiuro, il tradimento di Higuain che era andato sotto la curva a piangere e cantare per festeggiare il primato dei trentasei gol, irrita però i tifosi. Veleni e livori, lo sdegno della città ispira anatemi e disegni osceni. Il Napoli sa che deve spendere molto per placare la piazza, e accetta anche di essere strozzato: Milik è forte ma 31 milioni sono tanti, come i 25 per Maksimovic. Contenuti i costi per Diawara, 15. Per Zielinski e Rog, 13 ciascuno. Spiccioli per Giaccherini e qualche altro. De Laurentiis calcolerà 128 milioni, escluso Pavoletti. Senza la cessione di Higuain, il Napoli avrebbe mai offerto a Sarri una squadra con tanti giovani di talento e ricambi di qualità?

Non è dimostrabile, ma forse neanche Higuain si sarebbe espresso come l’anno scorso. Appagato dai 36 gol e deluso dalla mancata cessione, infelice di rimanere in un Napoli non competitivo secondo il giudizio dell’ingombrante fratello manager, ormai 29enne, si sarebbe forse adeguato con disagio ad un severo regime. Ha dovuto superare qualche difficoltà persino nel convitto juventino. Ma queste sono supposizioni. La realtà invece propone riflessioni importanti per analizzare i progressi del Napoli, la sua incontestabile maturità a pochi giorni da Madrid. Almeno tre. Senza Higuain, l’allenatore si è dedicato ad una paziente opera per aggiornare il modulo e coinvolgere tutta la squadra nella manovra offensiva. Senza Milik, ha trovato nell’insospettabile supplente Mertens il più incisivo, duttile, frenetico attaccante centrale. Micidiale e creativo quando parte da fuori area, come venerdì sera. Non ha segnato ma offerto gli assist a Zielinski e Giaccherini. Sarri ha infine inserito giovani carichi di futuro, ormai inamovibili come Diawara, lo stesso Zielinski, presto Rog. A febbraio rischia di far tappezzeria persino Pavoletti, che sembrava indispensabile a ottobre.

Lo scatto di qualità conferma una vecchia regola non scritta del calcio. Il mercato decide tutto, ma gli effetti sono spesso sorprendenti, si rilevano nel tempo, quasi mai i giudizi e gli umori di agosto resistono nei mesi successivi. Oggi a Napoli sono molto diversi dal 23 luglio. Com’è lontano l’urlo di quel De Laurentiis in tuta, sconvolto dall’addio di Higuain mentre faceva ginnastica.