Corbo: “La forza del Napoli vale il primato. Infortuni Lazio? Le partite si vincono anche se si dispone di uno staff tecnico impeccabile”

Corbo

Antonio Corbo commenta la vittoria del Napoli sulla Lazio nel suo consueto editoriale per Repubblica

La forza tranquilla del Napoli vale il primato. Vince la partita che potrebbe segnare destini diversi e imprevisti per la Lazio, passata da un avvio accorto ad una improvvisa flessione, con tre infortuni muscolari e troppi errori difensivi. Calcolo, potenza e crollo in pochi giri di cronometro.

Chi l’avrebbe detto all’inizio? La Lazio conosceva bene il Napoli, l’aveva studiato, è entrata in campo sapendo già come poteva ridurne la capacità offensiva. Esuberante e certa della sua superiore solidità. Più che il 3-5-2 è stata la lavagna di Inzaghi a fissare un progetto tattico di fine ingegno, ma solo fino al tonfo. Ha rallentato il gioco, costringendo il Napoli al sottoritmo. Si è procurata la superiorità a centrocampo accettando il rischio del uno contro uno in difesa. Ha lasciato il rude Bastos su Insigne, l’eclettico De Vrij su Mertens, il robusto mancino Radu su Callejon. Ha sottratto Jorginho alla regia, mettendogli intorno Luis Alberto e Milinkovic, due a loro volta davvero insidiosi nel ribaltare il gioco.

Nel primo tempo, la Lazio a sua insaputa ha creato però un protagonista: a Koulibaly è toccato avviare la manovra in supplenza a Jorginho, tamponare con Albiol le emergenze, ricucire una difesa sdrucita, ma anche mettere nei primi minuti della ripresa in pari i conti con il gol inatteso e fatale della svolta. Gol che ha sgonfiato la Lazio, tradita da condizione atletica e fisica allarmante a settembre. Ha limiti muscolari tali da terminare l’improvvisa fragilità nella ripresa.

La Lazio proverà a giustificare il crollo ricordando i due infortuni che l’hanno trafitta nel primo tempo. Ancora prima di Basta, Bastos si è arreso in ritardo ad un insulto muscolare aumentando i tempi di guarigione, anche De Vrij si è bloccato nel gesto d’impeto del gol. Per banale che sembri, le partite si vincono anche se si dispone di due straordinari staff: preparazione atletica o prevenzione sanitaria. Il Napoli può contare su un equipaggio di altissima qualità intorno a Sarri, comandante ancora una volta turbato dai marosi del primo tempo, quando rilevava un Napoli rallentato e impreciso negli esterni, devitalizzato nei punti nevralgici, protetto da un Reina più disordinato che spericolato.

È intervenuto a modo suo il temerario portiere quando Immobile sembrava irresistibile (splendida la sua preparazione del gol laziale) e quando Milincovic-Savic e Luis Alberto con la regia di Leiva consentivano alla Lazio di passare. Pur nelle difficoltà dell’inizio, il Napoli ha patito la superiorità numerica a centrocampo, ma anche intuito un vizio occulto nella Lazio. Una difesa presuntuosa e scollegata. Appena riusciva a superare il centrocampo, senza la sua classica geometria fatta di ritmo e palleggio fluido, il Napoli aveva già spaventato gli avversari con un palo di Hamsik e altre opportunità fallite. Ancora una volta sostituito Hamsik, già, ma non è un caso: lenta ma progressiva la sua ripresa.

Sarri avrà tempo per studiare i motivi del difficile avvio in ogni partita. Ha dato spiegazioni argute, spesso diplomatiche, non sempre convincenti. Appagamento e difficile approccio. Si ha il dovere di credere ad un allenatore primo in classifica, ma capire perché il Napoli passi dai languori dell’inizio all’esplosiva carica della ripresa potrebbe essere la sua nuova, grande conquista.