Dpcm – Ecco cosa cambia per lo sport e per il calcio

Dpcm 6 novembre

Con il Dpcm del 18 ottobre cambiano ancora le regole per praticare sport. Tra le note positive la riapertura degli stadi.

Arrivano le nuove regole per lo sport e per il calcio. Dopo la conferenza di Giuseppe Conte sul Dpcm del 18 ottobre che ha introdotto misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale, anche lo sport è stato soggetto a tantissimi cambiamenti. Tra divieti e nuove regole, ecco cosa succede:

“sono consentiti…”

Il Dpcm riapre gli stadi per un massimo di 1000 spettatori. Il decreto del 18 ottobre ha disciplinato i diversi settori acconsentendo anche alla realizzazione degli eventi e le competizioni riguardanti gli sport individuali e di squadra “riconosciuti di interesse nazionale o regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paraolimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali”. Una importante novità di tale decreto è quello dell’apertura al pubblico per le manifestazioni sportive, mantenendo un limite di spettatori al 15% rispetto alla capienza totale, sia per i posti chiusi e sia quelli aperti, negli impianti sportivi “nei quali sia possibile assicurare la prenotazione e assegnazione preventiva del posto a sedere, con adeguati volumi e ricambi d’aria, a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro […] con obbligo di misurazione della temperatura all’accesso”.

Il Governo ha lasciato la “patata bollente” della gestione del numero degli spettatori nelle mani delle Regioni e delle Province che in caso di cambiamento della situazione epidemiologica nei territori (con l’intesa con il Ministro della salute) può attuare una modifica del “numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e degli impianti”.

“sono sospese…”

Sospesa la partita di calcetto fra amici. Il decreto del 18 ottobre ha sospeso le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto di carattere ludico-amatoriale. In questo contesto viene esclusa la possibilità di poter giocare le partite delle competizioni dilettantistiche sotto la seconda categoria e sia le partite di calcetto tipiche tra amici, negando la possibilità a qualcuno di noi di sentirsi per un piccolo istante un “calciatore professionista”.

Inoltre, da ieri sera con l’entrata in vigore del Dpcm è stata sospesa anche l’attività dilettantistica di molti giovani dai 2008 ai pulcini (salvi Giovanissimi, Allievi e Juniores) che mantengono solo la possibilità di poter svolgere attività di allenamento a distanza e in modo individuale nell’ambito di un’associazione sportiva, forse creando una disparità tra giovani e bambini.

Come è stato accolto

Le reazioni al Dpcm sono state variegate e hanno creato due fronti. Tra chi ha accettato con soddisfazione l’approvazione di tale decreto è sicuramente il Ministro Spadafora che ha scritto un post sulla sua pagina Facebook, “Dopo un lungo confronto in Consiglio dei Ministri, con il CTS e le Regioni, è prevalsa una scelta di buon senso. […] Ho combattuto per arrivare a questa scelta ma dobbiamo essere tutti consapevoli del momento difficile per il Paese, che ci deve obbligare ad un rispetto rigoroso dei protocolli. Abbiamo chiesto già tanti sacrifici al mondo dello sport, tra i settori più colpiti dall’epidemia, e soprattutto abbiamo chiesto ai gestori investimenti cospicui per il rispetto doveroso di rigide misure”, concludendo con “Un’ultima cosa: non mettete mai in dubbio che io stia facendo l’impossibile, giorno e notte, per lo Sport!”.

Non manca l’intervento del Presidente del Coni Giovanni Malagò che, in una intervista telefonica con il Messaggero, afferma “Nessuna decisione avventata sullo sport: l’eventualità paventata di chiusura di tutti i campionati e le attività organizzate dall’associazionismo sportivo va in contrasto con i protocolli approvati dal Cts d’intesa col Ministero […] Ho il dovere di sottolinearlo ancora una volta: bisogna essere cauti a prendere provvedimenti che non risolvono i problemi del contagio ma aggravano quelli di un settore come lo sport già pesantemente penalizzato dalla pandemia”.

Interessante è stato il post su Instagram di un ex calciatore della Sampdoria e attuale vice allenatore del Brescia, Stefano Lucchini che ha commentato il Dpcm così: “Quando i nostri scienziati e politici capiranno che negando per l’ennesima volta ai nostri figli la possibilità di fare sport di squadra, rischiano di fare ancora più danni?!? Forse non sanno che se gli viene negato questo, si ritrovano per strada o al parco senza nessun controllo, mentre in un centro sportivo, palazzetto ecc. ecc. sono controllati da allenatori e dirigenti. Peggio avviene quando invece si mettono davanti ad uno schermo, che sia PlayStation, telefonino o televisione, chi li controlla, visto che i genitori devono lavorare…ma voi cosa ne sapete, basta chiudere qualcosa a qualcuno che non può lamentarsi e se si lamenta non viene preso in considerazione. Poi chiudiamo qualcosa per dimostrare che lavorate, ma ahimè lo fate molto male e a pagare sono sempre i più deboli, i NOSTRI FIGLI”.

Il nuovo Dpcm, però, non è intervenuto sulla chiusura delle piscine e delle palestre (ma sono state messe in guardia), come se il Coronavirus scegliesse gli ambienti da infettare.

Francesco Abate