Editoriale – Altro che Mexes! I bambini dovrebbero crescere a pane e…Pisacane

Forse non tutti sanno che di lavoro faccio l’insegnante. Sono un insegnante con la passione per il giornalismo sportivo, una passione diventata talmente forte nel corso degli anni che mi ha spinto, insieme a un gruppo di amici, a fondare questa testata che orgogliosamente cerco di dirigere.

Chi avrà letto queste poche righe introduttive sicuramente si starà ponendo la più che lecita domanda: “e a nuje che ce ne fotte che tu faje l’insegnante?!? Questo è un giornale dedicato al Napoli e ‘o pallone!”.

Uagliù, lo so, portate un po’ di pazienza e vi spiego perché ho voluto precisare questa cosa.

Negli ultimi 10 anni mi è capitato di osservare parecchio i comportamenti dei miei alunni, soprattutto, quando organizzano la classica partitella di calcio in cortile (shhhhh, ma non lo dite alle mie colleghe perché non è consentito e poi mi fanno pure il ‘cazziatone’).

In verità, mi diverto tantissimo con loro, però, non sempre tutto fila per il verso giusto. Non scopro l’acqua calda se vi confido che a nessun bambino piace perdere e, quindi, al triplice fischio di chiusura devo spesso riuscire a trovare le parole e le strategie più appropriate per consolare gli ‘sconfitti’ di turno e far passare il messaggio che non si può sempre vincere e che l’importante è divertirsi.

Il lavoro, però, diventa più arduo quando ti trovi a dover gestire situazioni di bambini che, alla stregua di calciatori professionisti, simulano palesemente un fallo in area di rigore o che, magari, protestando vigorosamente nei confronti dell’arbitro (che sarei io), chiedono un cartellino giallo per un avversario che si è macchiato di qualche scorrettezza.

Vi giuro, però, amici lettori, che la cosa più complessa in assoluto, quella che le batte proprio tutte, resta il fallo che mi piace definire “invalidante”, cioè quello che ti fa rotolare per circa 5 minuti a terra con la gamba tra le mani e la faccia che si trasforma in una maschera di atroce sofferenza. In quel preciso istante pensi: “cacchio si è rotto una gamba”… e nella tua testa già passano una a una le facce severe delle colleghe che ti ammoniscono sul fatto che non si doveva giocare a calcio. Fortunatamente, il fischio che interrompe il gioco per accertarsi delle reali condizioni del ferito sembra avere sullo stesso i medesimi effetti miracolosi dell’acqua di Lourdes: dopo 10 secondi è di nuovo in piedi e corre come una gazzella.

Perché ho raccontato questo? Solo per far capire che pessimi esempi possono essere gli adulti per le generazioni del futuro. Il peggiore degli esempi, poi, nel caso specifico, arriva proprio dai professionisti del pallone. Scene come quelle descritte sopra sono ormai all’ordine del giorno in una partita di calcio e, purtroppo, anche se ingenuamente, vengono sistematicamente emulate dai nostri ragazzini anche in una partitella a scuola. Il rischio è che si possa arrivare a pensare che sia lecito simulare, protestare o imbrogliare per vincere a tutti i costi.

Non so se ve l’ho detto, ma faccio l’insegnante, e ciò che può sembrare un luogo comune è invece pura realtà. Non è nemmeno pedagogia spicciola se vi rivelo che i bambini assorbono tutto ciò che vedono e ascoltano.

Chiamatemi pure “bacchettone”, ma le scene alla Mexes sarebbe meglio lasciarle ai grandi. I bambini, invece, dovrebbero crescere ispirandosi a calciatori come Pisacane e Farina. Chi sono?!? Ecco, lo sapevo, già sono finiti nell’oblio.

 

Dario Catapano  

Foto: google.com

Dario Catapano

Laureato in giurisprudenza e giornalista dal Febbraio 2014. Nelle cose che faccio ci metto il cuore...e la faccia! Facebook: https://www.facebook.com/dario.catapano1 Twitter: @DarioCatapano

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One thought on “Editoriale – Altro che Mexes! I bambini dovrebbero crescere a pane e…Pisacane

  1. Fabietto è un grande…uomo prima che calciatore, e sono orgogliosissimo che vesta il bianco-verde della mia squadra

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