Garcia: “Gli alibi sono finiti per tutti”

In Inghilterra si chiama “hairdryer”. Asciugacapelli. E’ quel discorso così rumoroso e così accorato da smuovere l’aria, fino a spettinare l’interlocutore. In questo caso Rudi Garcia di aria da smuovere ne aveva tanta, davanti ai suoi giocatori. E come promesso domenica a Verona, ha parlato. Ha urlato, anzi. «Non era mai stato così duro da quando è alla Roma» raccontano i testimoni.

Se dopo la partita era «deluso, non arrabbiato» ieri Garcia sembrava soprattutto arrabbiato. Più che ascoltare la verità della squadra, però, ha raccontato la sua. E’ stato un monologo, non un dialogo. Non ha domandato, ha preteso. “Così buttiamo via tutto, non si può, questa non è la Roma, volete restare fuori dall’Europa? Bisogna ritrovare unità d’intenti per ripartire”.

E’ stato il senso del suo discorso, a cui poi è stata accompagnata una serie di rilievi ai protagonisti della partita con il Chievo. Garcia ha anche ripetuto che gli alibi sono finiti per tutti. I giocatori non hanno replicato. Si sono presi i rimproveri, sicuri di poter reagire sul campo già dalla partita di giovedì a Firenze.

Nel corso della giornata, ovviamente, Garcia si è confrontato anche con i dirigenti, ai quali ha assicurato di non temere minimamente uno scollamento dalla squadra. L’allenatore crede ancora che i giocatori lo seguano: lo ha saputo dai fedelissimi dello spogliatoio.

Sabatini e Baldissoni la vedono allo stesso modo. L’argomento su cui non c’è più grande sintonia tra Garcia e dirigenza è il mercato. L’affare Doumbia, che l’allenatore ha pubblicamente elogiato sorprendendo gli stessi giocatori, ha generato un dibattito interno a gennaio: non tanto sulle qualità e sul valore assoluto (anche Sabatini avrebbe preferito Luiz Adriano), quanto sull’opportunità dell’acquisto a metà stagione. Dopo Gervinho e Keita, non è stato il massimo dover accogliere un terzo reduce dalla Coppa d’Africa. In condizioni approssimative, poi, per usare un eufemismo.

Fonte: CdS