Squalifica Higuain, il Napoli prepara l’appello: Un punto del referto gioca a favore del club azzurro

L’edizione odierna de Il Mattino anticipa le mosse del Napoli per un’eventuale stangata ad Higuain

NAPOLI – Il verdetto arriva oggi e sarà durissimo: una stangata. Probabilmente quattro giornate, come da imbarazzanti anticipazioni con tanto di precisi passaggi del referto arbitrale (che dovrebbe essere segreto) divulgate sui siti e nelle redazioni di mezza Italia fin dalla metà del pomeriggio di ieri. O magari tre, come sarebbe molto più logico se Tosel dovesse decidere per una linea leggermente più morbida, e persino più ragionevole.

Ma non c’è scampo per Gonzalo Higuain. La sua reazione dopo il cartellino rosso di Irrati costerà cara al bomber argentino: la differenza tra quattro e tre giornate di stop non è di poco conto perché se dovesse essere applicato il massimo del tariffario previsto da Tosel – e l’impressione è che lo sarà – l’argentino capocannoniere della serie A salterà anche il big match dell’Olimpico del 25 aprile contro la Roma. La sentenza è uno schiaffo: il bomber più forte di tutti lo fermano solo così. Non se la cava neppure Sarri: nel referto dell’arbitro pistoiese spuntano gli insulti ai direttori di gara che gli costeranno una giornata di squalifica. In ginocchio sui ceci, dietro la lavagna e in silenzio. A espiare i peccati di cattiva condotta. Presenti, passati e futuri.

I riferimenti normativi del codice di giustizia sportiva che portano alla punizione del Pipita per il primo rosso italiano sono chiari: alla giornata di squalifica che scatta in automatico per i due gialli rimediati nel corso della gara dell’Udinese, si aggiunge la «mazzata» per gli insulti, la condotta e le espressioni irriguardose e plateali nei confronti di Irrati. Per il comportamento di Higuain dopo l’espulsione, si applica l’articolo 19 comma 4 che sanziona, per l’appunto, con almeno due giornate «la condotta gravemente antisportiva o per la condotta ingiuriosa o irriguardosa nei confronti degli ufficiali di gara».

Nel referto, l’arbitro non considera la reazione scomposta del campione argentino come una «condotta violenta». La mano sul petto non viene valutata dall’arbitro come un gesto duro, finalizzato a colpire. Il che non è poco ed evita guai ancora maggiori. D’altronde, lo stesso Irrati, nel ventre dello stadio di Udine aveva assicurato ai dirigenti del Napoli che si erano avvicinati a lui nel dopo partita che non avrebbe usato la mano pesante, anche perché comprendeva lo stato d’animo del giocatore azzurro. Insomma, l’arbitro aveva subito lasciato intendere che non avrebbe catalogato in nessun modo come «violento» quelle mani di Higuain sul petto.

La questione non è di poco conto. Perché il club azzurro per cercare di ottenere uno sconto in sede di appello, punterà proprio su questo aspetto: le mani sul petto di Irrati. Lì, l’avvocato del club azzurro, porterà in visione le immagini del contatto. E il Napoli, in quel momento, deve dimostrare che i due arrivano a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro perché ognuno si muove in direzione dell’altro in maniera rapida. Ovvero, Higuain non va alla ricerca dell’arbitro: lo trova davanti a sé, a pochi centimetri, anche perché è lo stesso arbitro a muoversi verso l’argentino.

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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