Iavarone: “Attenti, questo Napoli vi stupirà sempre. Vi spiego perchè…”

Questa vittoria è solo in parte l’effetto di quella preziosa essenza che s’è avvertita contro il Bruges, è soltanto una piccola porzione di sete di rivincita per le occasioni perdute (stagione scorsa, chiedere a Benitez) contro la Lazio. Perché questo è un Napoli che sta uscendo dal bozzolo nel quale lo aveva infilato Sarri, per farlo diventare, settimana dopo settimana, una farfalla che sarebbe tornata a volare. E che risalita. Dieci gol, nessuno incassato in due partite, una squadra ventre a terra che ha detto chiaro e tondo che il Napoli sta scrollandosi di dosso ila crosta del brutto-bruttissimo, per diventare un protagonista della stagione. Perché il ritmo imposto in questi 180’, Bruges e Lazio, la forza e la classe messa insieme da questi ragazzi dimostrano che il lavoro paga. E Sarri privilegia il sacrificio alla vanità del marketing personale. Perché il Napoli che ha in mente può diventare un prodigio di calciatori di classe e rango (ehi, ma avete visto Higuain!) miscelato ad automatismi perfetti. Insomma, dominare due partite in quattro giorni con pressing, tocchi di prima, difesa alta, centrocampo nerboruto e di idee non è un caso, ma il primo tassello di un mosaico.  Ecco cos’è il Napoli, adesso: un gruppo solido che lavora con un capocantiere che sa costruire la casa con i mattoni che ha.

Grande prova di equilibrio e ritrovata fiducia. Il risultato lo puntella Reina con una parata, tra le poche della gara, e i voti eccezionali e se li prendono Higuain e Insigne. Gara dal volto unico, mai spenta e solo flambè. C’è un urto tellurico iniziale, a parte l’incursione di Keita che sembra accendere la partita dopo neanche due minuti, e serve il suo piedone sbagliato per spingere indietro lo spavento. Se era una promessa di rischio, non viene mantenuta. Il primo tempo il Napoli lo governa senza apparenti tossine del campionato e senza la paura del pallone che scotta. Anzi, rulla, sbuffa sul corpaccione morbido degli avversari. Sarà così sino alla fine. Serviva la scarica dei gol per creare una notte di speranza, e il più carico di tutti è sempre Insigne che canta, porta la croce, segna e si diverte. Così, come gli altri ragazzi  in maglia azzurra che a fine partita, incredul,i avevano non solo sorrisi, ma tanta voglia di dire: noi ci siamo. Perché come dicono i nostri saggi: dicette o’ pappice ‘nfacce a noce… damme o’ tiempo ca te spertoso!

Fonte: Toniiavarone.it

Carmine Gallucci

360 gradi è l'angolazione minima con cui osservo il mondo. Twitter: @CarmineGallucci

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