Napoli negli anni ’30

BANCO0001Nell’articolo precedente abbiamo detto che il fascismo non demeritò a Napoli, almeno per quanto riguarda le costruzioni. Elenchiamo le sue principali costruzioni.

Alcuni obiettivi portati a termine furono la costruzione della stazione marittima. I lavori, sotto la direzione di Cesare Bazzani, iniziarono nel 1934 e si protrassero fino al 1936. La stazione sul molo Angioino prendeva il posto di quella sul molo Pisacane Nel 1938 il Porto di Napoli era così moderno e compiuto che Mussolini lo volle utilizzare per influenzare positivamente Hitler nel suo viaggio in Italia. Il 5 maggio il Führer venne a Napoli e “La Stampa” titolò “La poderosa rassegna nel golfo di Napoli di tutte le unità della nostra flotta”. Il sottotitolo recitava: “Il Re Imperatore assiste col Duce e gli Ospiti tedeschi alla superba manovra che è seguita da terra da una folla sterminata – Una grande manifestazione in Piazza del Plebiscito – Lo spettacolo di gala al San Carlo”.
La Stampa celebrò i fasti del nazi-fascismo, ma i napoletani erano lontani dall’assecondare davvero sterili ed inutili assolutismi. Cosi spiegò qualche anno fa Corrado Ocone in un articolo su La Lettura del Corriere della Sera dal titolo “Ci aiuterà (forse) una risata – L’importanza dell’ironia: da Socrate ai napoletani“. In questo articolo scrive: «Il padre di un mio amico raccontava che durante la visita di Hitler a Napoli nel 1938 un folto pubblico fu schierato lungo via Caracciolo, in attesa del suo passaggio su una macchina scoperta. Quando il Fuhrer passò in piedi nella macchina e tese il braccio nel saluto nazista, una voce dal pubblico non identificata ruppe il silenzio della cerimonia dicendo: Sta verenn’ si for’ chiove (sta controllando se fuori piove). In quel momento suo padre capì che il totalitarismo non avrebbe mai potuto conquistare l’animo dei napoletani. E probabilmente proprio per quel senso innato dell’ironia, quella capacità di non prendersi troppo sul serio».

Tra il 1933 e il 1936, per volontà di Costanzo Ciano, ministro delle Comunicazioni e padre del celebre Galeazzo, fu realizzato il Palazzo delle Poste. Il palazzo fu progettato dall’architetto bolognese Giuseppe Vaccaro.
Da segnalare, invece, la trasformazione del Banco di Napoli da Istituto di emissione ad Istituto di Credito, in quanto dal 1926 l’unico Istituto di emissione è diventato la Banca d’Italia. Il Banco di Napoli assume, però, il ruolo di guida dello sviluppo del Mezzogiorno, in particolare dopo il crollo di Wall Street del 1929, che ebbe importanti ripercussioni anche in Italia. Nel 1939, in occasione dei quattrocento anni dalla sua nascita, venne realizzato un nuovo palazzo quale sede dell’Istituto. Il progetto fu affidato all’architetto romano Marcello Piacentini. Per la sua costruzione fu, però sciaguratamente, demolita la parte settentrionale di Palazzo San Giacomo, attuale sede del Municipio.

Vanno ancora ricordati il Mercato Ittico (dell’allora giovanissimo architetto napoletano Luigi Cosenza in Piazza Duca degli Abruzzi, completato nel 1935), il Palazzo Fernandez (tra Via Diaz e Via Toledo, progettato da Ferdinando Chiaromonte e realizzato dall’Impresa Fernandez, da cui prese il nome) oggi noto come il Palazzo della Standa, e la famosa Villa Malaparte, realizzata dall’architetto trentino Adalberto Libera (lo stesso che progettò il Palazzo dei Congressi all’EUR a Roma) per lo scrittore Curzio Malaparte sull’isola di Capri.

Perdoneranno i lettori se a queste grandi opere aggiungo pochi ricordi della mia infanzia. Ho abitato dalla mia nascita nel 1971 fino al 1999 nel Palazzo di Via Generale Francesco Pinto, al numero civico 54. Ricordo che ero affascinato dal ferma portone in ferro sul quale era incisa una data: 1931. Quel numero per me non voleva dire nulla. Quando poi dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 il palazzo, come quello adiacente al numero 46, noto come ‘o palazzo americano, fu sottoposto a ristrutturazione fu rifatta totalmente la facciata apparve sulla parte sinistra del portone l’immagine inconfondibile del Duce, con la scritta latina dux. Quindi, lasciate che includa anche il Palazzo di Via Generale Francesco Pinto 54 tra i palazzi costruiti a Napoli negli anno ’30 dalla propaganda fascista.

Durante questo periodo di grandi costruzioni, ma, ricordiamolo, di totale assenza di democrazia, il Napoli di Vojak e Sallustro raggiungeva per due volte il terzo posto nel Campionato di Serie A nel 1932-1933 e nel 1933-1934.

Amedeo Gargiulo

Amedeo Gargiulo

Laureato in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli nel 1997. Seconda Laurea in Storia all'Alma Mater di Bologna nel 2012. È insegnante di Lingua e Letteratura Italiana nella Scuola secondaria di secondo grado dal 2007. È giornalista pubblicista dal 2017. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo storico: "Κύμη (Cuma)" Azeta Fastpress. Si occupa di due rubriche sulla storia del Calcio: "Tasselli di storia napoletana" per Forzazzurri.net e "SINE QUA NON, siamo qui noi" per 1000CuoriRossoblu. È Presidente della Associazione Culturale Enciclomedia ODV.

View all posts by Amedeo Gargiulo →