Repubblica – Quello di sabato non era il vero Real. Sono tre gli elementi per inquadrare la sfida al Bernabeu

L’edizione napoletana di Repubblica scrive su Real Madrid-Napoli

La lentezza del Real Madrid per almeno un’ora, finché l’Osasuna ha retto nel pressing, ha illuso alcuni osservatori, forse anche i tifosi del Napoli che hanno seguito la diretta Sky. Non era quello il Real. Sono tre gli elementi per inquadrare la prima delle due sfide degli ottavi, al Bernabeu, lo stadio del trionfo italiano l’11 luglio 1982, con la Nazionale campione del mondo.

1) Il Real Madrid gioca con sufficienza le partite esterne, ma si impegna molto in casa, perché il suo pubblico fischia severo alle prime pause.

2) I detentori si esaltano in Champions, irriconoscibili per concentrazione e tempismo.

3) Aldilà delle tattiche, nella suggestione del Bernabeu conta il fattore emotivo: Sarri dovrà trasmettere serenità, fondamentale la preparazione psicologica.

Giocando “con spregiudicatezza”, come predica Sarri il Napoli ha ottime possibilità di segnare nei primi minuti. Gli avvii aggressivi di Milano e Bologna possono sorprendere anche il Real, ovvio che il vantaggio dovrà essere gestito. Il 4-3-3 madrileno ha qualche punto debole se gli scattisti Callejon-Mertens-Insigne confermano le laceranti diagonali offensive negli spazi larghi. Carvajal aspetta Insigne, rischia di affrontarlo uno contro uno se l’incontrista brasiliano Casemiro deve dedicarsi ad Hamsik che di solito affianca il monello di Frattamaggiore. Mertens giocando fuori area può confondere Varane e Ramos (apparso sabato sera opaco) se conferma la diabolica inventiva e agilità della ripresa con il Genoa. A destra Callejon incrocia il brasiliano Marcelo.

Delicata la scelta del Napoli per il mediano destro: il solido Allan o lo psichedelico Zielinski nella zona del tedescone Toni Kroos? Ronaldo è apparso lento, mai fidarsi, in progressione è irresistibile. Gioca largo con Benzema, lasciando a Vasquez o forse a Isco gli inserimenti dalla destra al centro, una giostra che se parte fa girar la testa a qualsiasi difesa. Tra i pochi punti deboli del Napoli, oltre l’emozione, è la difesa sui calci piazzati. Regala molti centimetri agli avversari. Ecco perché Sarri dovrà riflettere prima di preferire Jorginho a Diawara.