Lo staff medico del Napoli rivela la ricetta per una stagione senza infortuni muscolari in un’intervista rilasciata al sito informare.com
Prevenzione. Sconosciuta ed ignorata, sottovalutata nella sua importanza, concettualmente indispensabile ma tutt’oggi il fallimento di una società disinformata, messa alle corde da troppi interessi occulti della classe medica e politica. Quanto sia necessaria la prevenzione in termini di salvaguardia della persona, lo sa bene lo staff medico del Napoli, che investe tanto del proprio tempo in una policy precauzionale che garantisca l’efficienza atletica dei calciatori, fortemente impegnati dal punto di vista biomeccanico e metabolico. Il magazine “Informare” ha incontrato i 3 medici della SSC Napoli: Alfonso De Nicola, Enrico D’Andrea e Raffaele Canonico, con il quale ha discusso del bilancio medico della stagione in dirittura d’arrivo, di statistiche ed infortuni, degli studi innovativi sul DNA dei giocatori, dei segreti e dell’approccio al lavoro durante gli allenamenti, di alimentazione, ovviamente prevenzione, e di un gruppo tecnicamente tra i migliori in Italia.
Si possono tirare già le somme di questa stagione da un punto di vista atletico e sanitario?
“Il bilancio è più che positivo. Noi ci impegniamo fortemente sul tema della prevenzione, per salvaguardare i calciatori del Napoli, non solo da un punto di vista atletico. Difatti, lavorando sul riequilibrio posturale riusciamo a dare alla persona un maggior controllo del proprio corpo e del movimento, preservando così l’atleta da patologie da sport, dunque a livello traumatico e muscolo-tendineo. Infatti, quest’anno abbiamo avuto pochi infortuni traumatici, meno prevedibili e prevenibili e casualmente capitati con le nazionali, e nessun infortunio muscolare”.
In cosa consiste il lavoro di ricerca sul DNA degli atleti e quali sono i primi concreti riscontri in merito a queste ricerche?
“In realtà siamo in una fase iniziale dello studio, proprio perché il genoma umano è molto complesso. Insieme al dott. Antonio Giordano, siamo andati a valutare i geni più importanti per l’attività sportiva, come quelli relativi all’apparato cardio-vascolare o al metabolismo dell’acido lattico. Prelevando del materiale biologico dei giocatori, possiamo valutare, sia nell’arco di una stagione sia nel corso di più di anni, come l’allenamento possa incidere sul fenotipo (gli aspetti visibili del codice genetico) e sul genotipo (il corredo genetico vero e proprio). Tuttavia ci sono anche una serie di altri fattori da considerare come l’alimentazione, necessaria per il recupero della fatica metabolica. La dieta mediterranea, in tal senso, ci fornisce tutti quegli elementi utili per reintegrare le energie e affrontare lo sforzo fisico, soprattutto quando siamo impegnati ogni 3 giorni”.
Com’è cambiato negli anni l’approccio al lavoro dello staff medico?
“Lo staff è cresciuto parallelamente alla crescita del parco giocatori, della società e nell’ottimizzazione delle risorse umane: prima ad esempio eravamo un medico e 3 fisioterapisti, oggi siamo 3 medici e 5 fisioterapisti. Formazione e aggiornamento sono fondamentali per essere al passo con i tempi, e ci permettono di migliorare tecniche e metodologie di lavoro”.
L’Italia è fanalino di coda in termini di investimenti in prevenzione. Da professionista del settore medico e sportivo, quali secondo te sono le cause?
“Secondo me gli aspetti sono vari: c’è una divulgazione informativa sbagliata, ed anche una questione culturale. Siamo in una regione in cui dal dopoguerra in poi, dopo periodi di carenza alimentare, il primo pensiero era avere il piatto a tavola. C’è un approccio ed un’educazione alimentare errata, tanto che, ad esempio, il diabete di tipo 2 che si verificava intorno ai 50 anni, oggi lo si riscontra in persone di 30. Quantità spropositate e alimenti insalubri inducono una serie di problemi, che impattano anche sui costi sanitari. Altro fattore è lo sport che spesso non si pratica o lo si esercita male. La prevenzione cardiovascolare, inoltre, è fondamentale per i giovani, incoscienti dell’importanza della visita di idoneità. Le strutture spesso si interessano di avere solo il certificato senza sapere chi l’ha fatto o come è stata fatta la vista. E nelle stesse strutture, spesso, in un pomeriggio si riescono a visitare 50 ragazzi che fanno visite simboliche ma che non servono a niente. La colpa è di molti miei colleghi e anche di alcuni genitori. É bello lavorare sui professionisti ma ci teniamo a far capire che gli aspetti importanti sono altri”.
Tempo fa mi facesti menzione di Cavani, ma c’è in questa rosa un giocatore che ha delle doti fisiche al di sopra della media?
“Per ora non posso svelarti questi dati però posso dirti con certezza che abbiamo un ottimo gruppo di calciatori sotto l’aspetto tecnico. Considera però che negli sport di squadra prevalgono innanzitutto l’aspetto tattico, il risultato del match, la fortuna, e tutti quei tantissimi fattori che influenzano un giocatore durante la partita”.