Perché oggi abbia deciso di farmi del male proprio non lo so. Eppure il caldo è così asfissiante che sarebbe bastato allontanarsi dal ventilatore per assaporare una buona dose di sofferenza quotidiana. Invece, no. Ho voluto ricordare qualcosa che mi fa veramente soffrire: la fine della storia napoletana di Diego Maradona. I miei pochi lettori sanno bene che sono poco interessato alle vicende extracalcistiche e che quindi mi limiterò a raccontare solo quello che avvenne sui campi di calcio.
Prima di tutto è necessario un chiarimento: le analisi antidoping alle quali Maradona risultò positivo furono quelle della partita Napoli Bari, giocata il giorno 17 marzo 1991, vinta dal Napoli 1 – 0 (gol di Zola). Certo il campione argentino non era stato brillante in quella partita, come non lo era stato per tutto il campionato del dopo “Italia Argentina del 1990” giocata al San Paolo, valevole per l’accesso alla finale dei Campionati del Mondo. Nell’ arco di pochi mesi Diego Maradona passò dalla possibilità di entrare nell’ Olimpo del calcio (se dopo aver vinto il secondo scudetto del Napoli avesse vinto anche il suo secondo campionato mondiale) a giocare poche partite senza grande gloria. Il giorno 8 luglio 1990 si disputò una strana finale che vide la vittoria della Germania per 1 – 0, con un rigore molto generoso concesso dall’ arbitro e messo a segno da Brehme. L’Argentina non solo dovette sopportare il tifo contrario di tutto lo stadio, ma fu costretto a concludere la partita in 9 (espulsi prima Monzon e poi Dezotti). Ricordo una dichiarazione di Giorgio Tosatti, giornalista che ho rispettato sempre moltissimo, che dichiarò prima di quella partita che se avesse vinto l’Argentina Maradona sarebbe diventato davvero più grande di Pelé. Purtroppo per Diego, non andò così!
Unica gioia del Napoli in quella stagione 1990-1991 fu la conquista della prima Supercoppa Italiana, con una vittoria schiacciante contro la Juventus per 5 – 1. Il Campionato, invece, fu un campionato di mezza classifica e nella Coppa dei Campioni il Napoli era stato eliminato già a Novembre contro lo Spartak Mosca. Ma già molto era cambiato rispetto al giocatore che doveva entrare nell’ Olimpo del calcio (al quale comunque appartiene per il suo innegabile talento e per le sue vittorie). A Mosca Maradona non arrivò insieme alla squadra, cominciò quella partita in panchina. Ci pensate? Maradona in panchina? Il rapporto con la società e forse con i suoi compagni di squadra si era già rotto. Nonostante tutte le difficoltà, almeno in Coppa Italia le cose stavano andando bene. Il 12 marzo, cinque giorni prima della ricordata partita contro il Bari e del controllo antidoping, il Napoli aveva battuto la Sampdoria per 1 – 0, con gol proprio di Maradona. Il 3 aprile si sarebbe disputata la gara di ritorno, ma Diego non ci sarebbe stato! Per nota di cronaca il ritorno fu vinto dalla Sampdoria per 2 – 0. Proprio la Sampdoria era diventata la bestia nera del Napoli. Nel 1988-1989 aveva vinto la Coppa Italia proprio contro il Napoli e sempre ribaltando un risultato d’andata a favore del Napoli (allora la Coppa Italia si assegnava su gare di andata e ritorno): 1 – 0 per il Napoli e 4 – 0 per la Sampdoria al ritorno. Il 18 novembre del 1990 al San Paolo in campionato la Sampdoria vinse 4 – 1 e il 24 marzo 1991 al Marassi Diego Maradona avrebbe disputato la sua ultima partita con la maglia del Napoli.
Il risultato fu ancora di 4 – 1 per la Sampdoria (quell’ anno la squadra blucerchiata avrebbe vinto il suo primo e fino a ora unico scudetto). Al 75’ quando il Napoli era già sotto per 3 – 0, Maradona segnò su rigore il suo ultimo gol con la maglia del Napoli. Ironia della sorte, proprio come era cominciata la sua storia il 23 settembre del 1984, quando Maradona segnò il suo primo gol in Campionato con la maglia del Napoli proprio con un calcio di rigore contro la Sampdoria (in coppa Italia era già andato ripetutamente in gol durante le partite disputate tra fine agosto e inizio settembre).
Diego non poteva saperlo ma quella sarebbe stata la sua ultima partita con il Napoli perché durante la settimana sarebbe arrivata la sentenza di squalifica di quindici mesi. Il tentativo di ritornare al calcio giocato, prima con il Siviglia e poi con il Boca Juniors, non diedero grandi risultati. Un ultimo sprazzo furono i Mondiali del 1994 negli Stati Uniti. Molti hanno negli occhi il gol di Maradona contro la Grecia e anche la scena di una infermiera che entrò addirittura in campo per andare a prelevare Maradona e condurlo a sottoporsi alle analisi dopo la partita Argentina Nigeria 2 -1.
Vorrei fosse chiaro questo punto: in nessun modo mi sento di giudicare la vita di un campione come è stato Diego Maradona. Ho ancora nelle orecchie la voce di mio padre che alle notizie che arrivavano sulla vita di Maradona si preoccupava sempre di chiedere: “ma comme sta?” Poi aggiungeva, senza nascondere qualche lacrima: “pecché io a Maradona ‘o voglio bbene!”.
Ecco chi volesse cercare di capire che cosa è stato Maradona per i tifosi napoletani potrebbe partire dalle parole di mio padre: “nuje a Maradona ‘o vulimmo bene!”
A Diego auguro tutto il bene possibile nella sua carriera di allenatore.
Amedeo Gargiulo
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