NAPOLI – Il mondo è una palla che Napoli, statisticamente, osserva dall’alto, una dimensione favolistica racchiusa in due mesi entusiasmanti, l’esplosione dei sensi (calcistici) che lasciano laggiù, distante, l’elité d’un macrouniverso staccato di netto, disperso in questa striscia positiva che non ha eguali, che la sconfitta del Real Madrid ha trasformato in record. Le coincidenze sono le cicatrici del destino, ha scritto Zafon: e il passaggio del testimone tra un primato all’altro è tra Rafa Benitez e Maurizio Sarri, il predecessore che (dopo la sconfitta del Real Madrid a Siviglia) concede al proprio successore sulla panchina del Napoli l’egemonia assoluta tra le “elette” di quest’Europa che racchiude il meglio del calcio e che tinge d’azzurro il palcoscenico internazionale.
LEADERSHIP. Quindici partite senza conoscere l’amaro della sconfitta significano due mesi abbondanti (per la precisione ottanta giorni), rappresentano un viaggio (quasi) infinito nella bellezza di se stesso, d’una maturazione che certifica l’entità d’un progetto ormai decennale e che ha spinto il presidente dell’Udinese, Pozzo, a stringere la mano al suo amico e collega De Laurentiis «per aver allestito un’autentica macchina da guerra». Il Napoli imbattibile è nei fatti, nella sua imponenza, nelle sette vittorie in campionato e nelle quattro in Europa League, nei quattro pareggi che sono accessori ma che servono per arricchire le statistiche: da Reggio Emilia (contro il Sassuolo) è cominciata un’altra vita. Rimodellata dopo il pareggio con l’Empoli, attraversata defilandosi dal rombo, aggrappandosi al tridente, scatenando quella infernale giostra del gol che dalla Sampdoria in avanti ha confezionato 37 perle, ha subito appena sette reti, ha superato con Reina dieci partite indenni ed è diventata la scheggia impazzita che s’allunga ovunque, Italia o Europa che sia.
LE ALTRE. Il Bayern le ha prese dall’Arsenal, il Psg dal Real, il Manchester City è arrivato a quota nove, ad otto c’è il nuovo Borussia Monchengladbach, l’Atletico Madrid e il Barcellona e il Manchester United sono a sette: il Napoli se ne è andato, con la sua strabiliante percussione, con la capacità di dominare le partite (tre volte la manita), di domare l’alta borghesia (battute, in sequenza: la Lazio, la Juventus, la Fiorentina e il Milan), di scrollarsi da dentro quell’allergia alla provincia che per molti anni ha rappresentato un tabù e forse pure un limite.
Fonte: Il Corriere dello Sport