Antonio Corbo commenta il pareggio del Napoli contro il Psg nel suo editoriale per Repubblica ‘Il Graffio’:
“C’è sempre una manina, il Napoli allunga quella di Ancelotti anche in Champions. S’incontrano a Parigi grandi giocatori e una grande squadra, il Paris Saint Germain che recluta campioni per altri club impagabili, li usa nella Ligue francese molto più piana della impervia serie A italiana, ma in Europa non sa fonderli in una identità collettiva. Il Napoli è orchestra. Meritava più del pari che subisce in contropiede nel recupero, perché non ha mai smesso di attaccare, pari che vale comunque oro in Champions.
Nel primo tempo il Napoli osserva per una ventina di minuti, poi domina imponendo tre elementi tattici: il raddoppio nelle marcature, il palleggio, la superiorità numerica a centrocampo. Il 4-4-2 di Ancelotti ha una punta fissa, Mertens, ed una molto mobile: l’onnipresente Insigne che deborda spesso a sinistra, e schioda la partita con un a parabola di rapinoso ingegno. Il fantastista del Napoli allarga spesso a 5 la cerniera di centrocampo, dove il 4-2-3-1 del cupo tedesco Tuchel schiera il tandem Verratti-Rabiot, in realtà due costruttori. Verratti lotta ovunque e dirige finché può, Rabiot è risucchiato nel vortice.
I due devono misurarsi con Callejòn, con lo scatenato gigantesco Allan che esorcizza Di Maria e recupera ogni palla, Hamsik che raddoppia sia Koulibaly che Mario Rui, quindi a sinistra Fabiàn Ruiz mediano operoso, tampona e sostiene in sintonia con Rui la catena offensiva di sinistra.
Superiore a centrocampo, per palleggio e possesso palla, in Napoli si infila allegro tra gli sfilacciati francesi che in avanti vagano senza rintracciare Cavani, mentre Mbappé e Neymar si accentrano troppo. Un errore rinunciare alle fasce esterne, perché sbattono su un fronte coeso, dove il risoluto Hamsik fa muro. Onora così le 511 partite nel Napoli, come Bruscolotti, in altro ruolo ma è determinato il capitano di oggi come quello dell’altro ieri.
A Cavani si dedica Albiol, lasciando che Maksimovic copra sereno gli spazi a destra, dove, mancando Neymar, non incombe Bernat. Maksimovic: un’altra scoperta di Ancelotti. Davvero tutto qui il Paris Saint Germain dei ricchi sfondati arabi? Cambiano le chiavi della partita nella ripresa, suonano sirene di allarme. Almeno tre.
La prima è la sofferenza di Insigne, costretto (botta al costato) ad uscire per Zielinski che fa di tutto per imitarlo nel ruolo di giocatore-ovunque. Mertens al suo attivo vanta anche una traversa, mica poco. L’altra è la sostituzione di Bernat ,inefficace spilungone difensore a sinistra, con un veemente Kehrer. La terza è la ossessiva frequenza di interventi di Ospina, ci pensa lui quando ai napoletani di Parigi in tribuna si sarà spesso fermato il cuore, vedendo il Napoli soccombere.
Ospina reagisce bene, lo batte una innocente deviazione di Mario Rui dopo l’ennesima buriana alzata da Mbappè. Ospina devia persino una velenosa punizione di Neymar. Si arrenderà solo a Di Maria nello sciagurato recupero, ma resta un’impresa per il Napoli.
Che il Paris Saint Germain sia una squadra di grandi giocatori, ma non una grande squadra finge di non saperlo Tuchel. Umilia Cavani, lo esclude. Ma che ha fatto per sostenerne la rapacità con adeguanti collegamenti? Funzionano nel Napoli, se Mertens è rintracciato da un sempre più convincente Fabian Ruiz per il raddoppio, che rende più amaro e ingiusto il trionfale pareggio di Parigi”.