Corbo: “Vincere subendo un assalto satanico è maturità conclamata. Segnare due gol su ispirazione di Mertens è…”

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Antonio Corbo scrive su Napoli-Genoa nel suo editoriale per Repubblica, il Graffio

La sindrome di Madrid svanisce lentamente. Una vittoria di sofferenza e coraggio porta nella ripresa il Napoli nel circuito infernale: 7 partite tra Champions, campionato e Coppa Italia, coraggio ragazzi, tutto un anno che si decide in 22 giorni, e la prova generale è felicemente superata. Chissà quanto ha inciso sugli affanni iniziali la suggestione della partita di mercoledì in Spagna, di certo il Napoli tradisce l’incubo da ultima notte prima degli esami, ma è imprevisto il furore cieco del Genoa, che raffigura nel gioco e nell’impeto il suo allenatore, con quella faccia un po’ così, da gitano sconsolato: Juric prescrive un pressing a uomo sui mediani del Napoli, per bloccarne la costruzione. Non a caso nella prima mezz’ora sono Koulibaly, un gigante nei controlli stretti, e Albiol lucido nella flemma a tentare qualche impostazione. Non possono riuscirvi Hamsik ingabbiato dal biondone svedese Hilyemark, né Diawara consegnato alle nequizie di Rigoni finto esterno destro, perdonato dall’arbitro triestino Giacomelli, forse disattento all’inizio su una bracciata che affonda in area Hamsik. Su Zieliski si applica poi il maturo argentino Miguel Veloso.

Juric è molto preoccupato della catena sinistra del Napoli: fa convergere sulla fascia destra del Genoa persino il tenace attaccante centrale Simeone, in appoggio a Lazovic. Ma più che una chiave tattica, a modificare gli equilibri nel finale del primo tempo è proprio il prezzo pagato dal Genoa alle sue temerarie aggressioni, ad una elasticità che richiede migliore condizione fisica. Il Genoa infatti interpreta una rapida e logorante metamorfosi tra fase passiva e attiva: aggredisce i mediani del Napoli con pressing alto, se non vi riesce si contrae velocemente, si concentra quindi alle ripartenze con Rigoni, Simeoni e Palladino. Ma Juric chiede troppo alla sua squadra, se è vero che nel primo tempo devono ritirarsi ben due genoani, già allo stremo. Gentiletti lascia il posto al voluminoso argentino Orban, con l’effetto di scatenare Giaccherini, pirotecnico sul centro-destra. Una grande prova la sua, rimarcata anche dal gol del raddoppio. Ma ancora più scabroso è l’infortunio muscolare di Veloso, il regista costretto ad un duello impari con Zielinski è sostituito da Cataldi. Nella scia di Giaccherini un esemplare Maggio. Ma non è solo questo il cambio di avversario a favorire Zielinski, un protagonista ieri sera. La sassata che schioda la partita è un colpo del suo repertorio. Peccato che il motore di destra al massimo dei giri (Zielinski) non abbia pari forza a sinistra, dove Hamsik si smarrisce nel grigiore, anche quando il dominio del Napoli è finalmente netto. Tardiva la sostituzione con Allan.

A 5 giorni da Madrid, il Napoli supera una prova insidiosa. Vincere giocando solo bene è una utopia. Vincere subendo un iniziale assalto satanico è maturità conclamata. Segnare due gol su ispirazione del sempre più trascinante Mertens è un’altra conferma: questo Napoli si presenta con dignità e speranza all’esame più difficile dell’era SarriDe Laurentiis.