Coronavirus, in America un milione di contagi: Trump in difficoltà
Un milione di contagiati, un terzo della somma mondiale. Negli Stati Uniti la curva continua a crescere, così come il numero delle vittime: circa 55 mila. La Casa Bianca fatica a gestire la crisi. Il federalismo è parte fondante dell’identità americana. Ma forse mai come in queste settimane sta generando confusione e disorientamento tra i cittadini. Il Cdc, Centers for Disease Control and Prevention, l’autorità sanitaria federale con sede ad Atlanta, raccomanda di mantenere il lockdown fino a quando non si registra una flessione dei casi positivi per quindici giorni consecutivi. Un vincolo tranquillamente ignorato da tutti gli Stati che hanno riaperto alcune attività produttive, cioè Georgia, South Carolina, Oklahoma, Colorado, Minnesota e Mississippi. Altri otto Stati si preparano a ritornare progressivamente alla normalità da giovedì 30 aprile. Tra questi spiccano Texas, Florida, Nevada, Arizona, Alabama. Nessuno di loro si trova nella posizione prescritta dalle autorità federali.
I governatori stanno adottando criteri diversi da quelli fissati dal Cdc e avallati dalla Casa Bianca. Danno più peso, per esempio, al numero ridotto dei nuovi infettati, alla minore densità degli abitanti o semplicemente all’idea che lo stop dell’economia non sia più sostenibile. New York è in controtendenza. Il governatore Andrew Cuomo ha annunciato ieri che «in alcune parti dello Stato» le persone dovranno continuare a restare a casa oltre il 15 maggio, il giorno fissato per la «liberazione». È chiaro che Cuomo si riferiva alla Grande Mela, dove ancora ieri si sono aggiunti mille casi di Covid-19, con 337 vittime. Il governatore ha cancellato il voto per le primarie democratiche, già spostato al 23 giugno. Bernie Sanders, che pure si è ritirato dalla corsa, ha comunque protestato. Ma la decisione di Cuomo segnala quanto sia ancora difficile la situazione di New York.
In questi giorni Donald Trump appare fuori sincrono. Dopo il clamoroso scivolone dei raggi ultravioletti e delle iniezioni di disinfettante, il presidente è tornato al tipo di polemica pre-coronavirus. Ha twittato furiosamente contro i media, «fake news», e anche contro i governatori «democratici» che «gestiscono male il loro Stato» e poi «chiedono fondi» al governo federale. Ma il presidente dovrà affrontare almeno tre problemi urgenti. Il primo sarà quello di ridefinire le «linee guida» ignorate dai leader locali. Quello che sta succedendo rappresenta la sconfessione sul campo degli sforzi condotti da Deborah Birx, la coordinatrice della Task Force, e delle «prediche» a questo punto inutili di Anthony Fauci, il virologo di riferimento. La Casa Bianca fa sapere che «nei prossimi giorni arriveranno nuove indicazioni per la riapertura». Come dire: visto che i governatori non si allineano, saremo noi ad allinearci a loro.
Il secondo tema finora è rimasto sotto traccia: la sicurezza delle filiere alimentari. Dal Midwest, soprattutto, arrivano notizie inquietanti. La lavorazione della carne di manzo è diminuita del 27%; quella di maiale del 20%. Infine i prestiti agevolati per le piccole imprese. Ieri, primo giorno per fare domanda, i pc dell’amministrazione sono subito andati in tilt.
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