Esclusiva FA – Marco De Simone: “Diego Maradona è il calcio. Vi racconto l’uomo, grande dentro e fuori dal campo!”

Diego Maradona

L’ex calciatore azzurro e compagno di squadra di Diego Maradona Marco De Simone, risponde in esclusiva alle domande della redazione di ForzAzzurri.net

Marco De Simone ha avuto la fortuna di giocare con Diego Armando Maradona nel primo dei 7 anni di permanenza in azzurro dell’asso argentino:

Quando Diego arrivò al Napoli, eravate consapevoli di avere in squadra il più grande di tutti i tempi?

“Quando venimmo a sapere che il Napoli aveva ingaggiato Maradona, già sapevamo che stavamo per giocare con il più forte di tutti in quel momento. Nonostante alcuni problemi a Barcellona, aveva già fatto vedere cosa era in grado di fare. Me ne parlò tempo prima anche Gianni Di Marzio, mi disse che era un calciatore di un livello assoluto. Considera che Diego a 16 anni giocava in prima squadra nel campionato argentino quindi si, lo sapevamo.”

Ci racconti un aneddoto legato a Maradona…

“Solo chi ha vissuto gli allenamenti con lui può capire lo spessore del calciatore che era. Ci tengo a dire che non era vero che non voleva allenarsi. Aveva una palestra sotto casa e spesso andava di buon mattino ad allenarsi con Signorini all’ippodromo di Agnano. Quando entrava in campo era sempre al top della condizione, un giocatore da rispettare così come lui faceva con tutti, compagni, mister, magazzinieri, custodi, tutti. Ci ha sempre fatto sentire importanti vicino a lui. Lo spessore di Diego non è solo nel campo. Maradona riusciva a fare ciò che faceva perchè lui era 5-6 secondi avanti al difensore, riusciva ad anticipare la chiusura, era fenomenale in questo. Di aneddoti ce ne sono tanti ma ti racconto la prima partita con Diego. Sono stato acquistato dal Cagliari il venerdì, il sabato ho fatto solo la rifinitura e la domenica giocammo. Nel corso del primo tempo Maradona era sempre accerchiato e, per favorire il gioco, non gli ho passato la palla. A fine primo tempo mi disse “Marquito, ascolta, ho visto che non mi dai la palla”, quando gli ho spiegato il perchè mi ha risposto mettendomi una mano sulla spalla e rispose “Marquino, sarà sempre così. Giocherò tutte le partite accerchiato, dammi la palla e ci penso io”. Questo era Maradona, quando si parla di uomo squadra penso a lui. Diego era leader perchè aiutava la squadra sempre, in campo e fuori, ti faceva sentire importante, non ti rimproverava per un errore ma ti incitava e recuperare. Nell’anno in cui ho giocato con lui, si è visto il vero Maradona, un calciatore straordinario che nel girone di ritorno ha portato una squadra mediocre ad avere quasi una media da scudetto, facendola diventare una squadra importante. Lui vinceva da solo. Diego non ha mai dimenticato di fare un regalo per il compleanno a tutti i compagni di squadra. Il calcio è questo, il calcio è Diego Armando Maradona. Sono pochi i calciatori che posso dire siano rappresentativi del calcio, mi riferisco a Baggio, Del Piero e Messi. Il calcio deve essere spettacolo, il calcio è l’allegria, le giocate, il calcio è la punizione contro la Juve. La partite di oggi sono partite nelle quali le squadre si annullano, è un calcio noioso. Ho avuto anche la fortuna di prendere parte alla famosa partita di beneficenza ad Acerra. Diego ci teneva tantissimo, il giorno prima avevamo affrontato l’Udinese in un San Paolo pesantissimo per la pioggia, eravamo stremati. Quando siamo arrivati ad Acerra il campo era tutto infangato, con Bruscolotti, Zazzaro e Puzone ci siamo detti di aspettare Diego perchè avremmo anche potuto farci male. Diego arrivò e ci trovò ancora vestiti e disse “ma che fate state ancora così, aspettavate me? Ci dobbiamo cambiare, dobbiamo giocare”. Diego passava dagli 80.000 del San Paolo ad un campo pieno di fango ad Acerra come se niente fosse. Pagò l’assicurazione per noi tesserati del Napoli e diede dei soldi a questo ragazzo che necessitava di soldi per essere operato. Oggi questo ragazzo ha una vita normale grazie a Diego Armando Maradona. Diego era disponibile in tutto e per tutto, ha aiutato tantissime persone in tutto il mondo, era un Robin Hood, odiava i ricchi. Sono profondamente triste per il fatto che sia morto senza la giusta assistenza, è morto da solo. A Napoli in un qualsiasi ospedale avrebbe avuto centinaia di persone intorno a prendersi cura di lui, Napoli lo ha accolto come un suo figlio, lui non appena ha capito che a Napoli avrebbe trovato lo stesso popolo argentino, si è dato a Napoli. Lui ha dato un sorriso ad una città che era in ginocchio, era la cura settimanale, una sorta di vaccino ai tanti problemi dei napoletani.

Che presidente era Corrado Ferlaino?

“Corrado Ferlaino è un presidente vecchio stampo, così come piacciono a me. Io ho giocato per i Massimino, sia a Catania che a Messina. Erano persone che gestivano un bugdet per fare la squadra ma erano i primi tifosi. Ti facevano sentire il calore di padre calcistico, oggi devono solo vendere un prodotto. Prima quando le cose non andavano bene ti portavano in ritiro, facevano colloqui privati, volevano capire. Mi è dispiaciuto sentire che non c’è la sua immagine alla fermata che è stata inaugurata ieri. Vuoi o non vuoi, Ferlaino nel suo operato ha portato Scudetti, Coppa Uefa, Coppa Italia, ha portato Maradona. Prima era un tutt’uno squadra e società, c’era amore, passione, si guardavano i giovani crescere. Oggi non ci sono rapporti personali. 

Come vedi il calcio giovanile in Italia?

“Ho lavorato con il settore giovanile della Ternana e dell’Atalanta, sono club che sono dieci anni avanti rispetto al Napoli di oggi. Invece negli anni ’80 c’erano i vari Caffarelli, Carannante, Celestini, Amodio, Musella e tanti altri. Il settore giovanile era molto importante, con allenatori e strutture che hanno portato ottimi risultati. Adesso invece si vuole tutto e subito. De Laurentiis preferisce invece arrivare ad ingaggiare un ragazzo promettente di 16-17 anni e secondo me se non fosse obbligato non farebbe neanche le squadre di altra categoria. Non c’è il tempo di aspettare la crescita di un giovane allievo di 9-10 anni. Penso al Centro Paradiso di Soccavo, perchè non ristrutturarlo a creare un quartier generale nel cuore di Napoli e far crescere un prodotto campano che è superiore alla norma, basta pensare a Donnarumma ed Immobile ma potrei citarne tantissimi. Il Napoli è scomparso da un torneo bellissimo e storico come quello di Viareggio, un vero peccato. Si dovrebbe creare una rete di osservatori come per esempio fa l’Udinese che ne ha 20 in tutta Europa, invece non mi risultano osservatori del Napoli, Giuntoli si appoggia a terzi che segnalano calciatori al Napoli come ad altri club. In Italia andrebbero portati calciatori di spessore come accadeva un tempo, gli stranieri che arrivano non sono più bravi di tanti ragazzi italiani che militano in Serie C, ce ne sono tanti bravi almeno quanto Simy, l’attaccante del Crotone. Ci vorrebbe una legge che imponga sei undicesimi italiani in campo, non è per razzismo, assolutamente, ma non vedo questa superiorità degli stranieri in Serie A rispetto a panchinari e calciatori italiani che giocano anche in Serie B o C. Il livello della Serie A è basso anche per questo motivo, sono d’accordo con Baggio quando afferma di vedere calciatori tecnicamente bravissimi che però sono bloccati in categorie inferiori.

Nelle foto in copertina tiene tra le mani un bellissimo dipinto, ce ne vuole parlare?

“Il dipinto è di un mio grandissimo amico, Gaetano Di Bernardo, una persona speciale. E’ uno che ci mette passione ed amore nei dipinti che fa, sono straordinari. Ho un suo dipinto anche in casa. Il dipinto realizzato per Maradona ha raccontato tutto il trascorso di Diego a Napoli, dall’arrivo fino ai trionfi. 

Abbiamo raccolto anche la testimonianza dell’artista Gaetano Di Bernardo: “Ho voluto inserire Napoli nel pallone che lui tiene in equilibrio sulla testa in testimonianza del legame tra Napoli, Maradona e l’Argentina. In basso invece ho raffigurato Diego in una tenera scena con la figlia per rispondere a tutti quelli che lo hanno criticato e per ricordare la sua umanità, sensibilità e generosità. Un campione sempre pronto a schierarsi dalla parte dei più deboli.”

 

Mario Scala

Mario Scala

Il grande giornalista pone le domande giuste per far emergere ciò che altrimenti resterebbe nascosto.

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