Euro2020 – La discussa finale allo stadio di Wembley

Arriva la decisione di far giocare la finale dell’Euro2020 a Londra. Draghi e Merkel hanno provato a cambiare la sede ma la Uefa ha detto no, nonostante la variante. 

Alla fine è stata confermata Londra. Tra le diverse emozioni che ci sta regalando Euro2020, non è mancato il disappunto da parte delle forze politiche europee per la scelta di far giocare la finale dell’europeo interinale a Londra. Lo stadio di Wembley è stato scelto come la sede in cui andranno di scena le semifinali del 6 e 7 luglio e la finale del 11 luglio, in cui ci auguriamo che la nostra nazionale possa essere protagonista. L’impianto londinese è stato ricostruito nel 2007 sulle macerie di quello del 1923, oltre ad essere il palcoscenico di importanti partite di calcio è stato anche la scenografia di importanti eventi come l’esaltante e straordinaria performance di Fred Mercury nel concerto del luglio del 1986 dei Queen. Ora lo stadio e la città di Londra sono ritornati al centro dell’attenzione a causa del Covid-19 che mette in dubbio la possibilità di ospitare la finale dell’europeo.

Il problema è Delta

La preoccupante ripresa dei contagi da Covid-19, a causa della variante Delta, ha delineato delle difficoltà da parte dell’Inghilterra per la riapertura di alcune attività. La data ufficiale per il ritorno alla normalità ha visto una serie di rettifiche da parte del governo di Boris Johnson che aveva individuato il 21 giugno come data ufficiale, spostata successivamente al 19 luglio (molto probabile un ulteriore modifica al 5 luglio). Il crescente numero di nuovi casi, nonostante un piano vaccinale aggressivo, sta creando diverse difficoltà per le attività inglesi che continuano a rispettare le restrizioni imposte dal governo, come riportate dal sito ufficiale, riguardo l’utilizzo della mascherina al chiuso, discoteche chiuse, capienza limitata nei teatri e cinema e gestione dell’attività di ristorazione.

Mario alza l’attenzione per Euro2020

Durante il vertice Italia – Germania del 21 giugno del 2021, il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano ha acceso un campanello d’allarme per la competizione europea. Mario Draghi, insieme alla cancelliera tedesca Merkel, ha dichiarato durante la conferenza che si sarebbe incaricato in prima persona per cercare di far cambiare idea alla Uefa sulle partite da far giocare nella città e nello stadio di Londra. La preoccupazione dei due capi di governo europei è rivolta al lieve aumento di casi di Covid-19 a causa della nuova variante Delta che sta colpendo soprattutto i giovani inglesi e della quale non si ha certezza dell’efficacia dei vaccini. L’idea del Presidente del Consiglio è quella di proporre lo stadio Olimpico come sede della finale di Euro2020.

La risposta di Ceferin

La Uefa non è stata certamente in silenzio riguardo a tale questione (nemmeno sullo stadio arcobaleno) e ha ribadito con forza la decisione di scegliere Londra come sede delle semifinali e della finale del mese di luglio. Le parole di Mario Draghi sono state interpretate con irritazione e sfida da parte del capo del calcio europeo che non vuole certamente togliere manforte ad una federazione e un governo che l’ha sostenuto fortemente nella lotta alla Superlega. Ceferin ha avuto da Johnson il sostegno per vedere un grande spettacolo ed è arrivata nella giornata del 22 giugno la conferma che il Wembley sarà aperto ad almeno 60mila spettatori, con un ampliamento pari al 75% della sua massima capienza. Per le restrizioni in vigore in Inghilterra è stata istituita un “event point” che, secondo quanto riportato dal sito ufficiale del governo inglese, viene definita come prova: “per produrre ulteriori prove sulla riapertura degli eventi in sicurezza. I partecipanti dovranno esibire la prova della vaccinazione o un recente test negativo. Ciò includerà alcune partite di UEFA EURO 2020 a Wembley e un piccolo numero di altri spettacoli sportivi, artistici e musicali”.

I sacrifici

La prova di forza da parte dei politici europei sul tentativo di cambiare la sede della finale di Euro2020 dovrebbe mettere in allarme tutti noi. Non si tratta di allarmismo immotivato, ma di tutela delle libertà che stiamo riacquisendo attraverso i grossi sacrifici di questo inverno con le diverse colorazioni delle regioni, un piano vaccinale che non è iniziato alla grande e la lontananza da teatri, cinema e stadi. Euro2020 dovrà essere ricordato come la competizione che ha dato il via alla riconquista della normalità ed è giusto essere prudenti come a Roma (aperto al 25%). La decisione di continuare la competizione a Londra con la variante Delta e con l’ampliamento del pubblico a Wembley è alquanto avventata. Una partita non vale la nostra libertà. 

Francesco Abate