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Dove non ci sono più parole, comincia questo Napoli d’attacco e d’avventura. Diventato un prodigio di uomini e d’idee, dopo otto risultati utili consecutivi – tra campionato e coppe – con una media altissima di gol fatti (23) e minima di gol subiti (7): insomma, una pennellata di emozioni e punti. Il Napoli ha vinto la partita con le sue armi migliori: la qualità di Hamsik, Insigne e Higuain e il forsennato ritmo (pressing e corsa) che Sarri ha insegnato loro. Peccato che l’unico precario di questa scuola del calcio che sta nascendo a Napoli, sia proprio lui: l’allenatore. In una classe dove tutti gli studenti hanno contratti pluriennali, il maestro – come lo chiama simpaticamente il preside De Laurentiis – è solo insieme con il suo pezzo di carta che scade il 30 giugno prossimo venturo. Un paradosso? Per ora sì. Vedremo da qui a poco cosa accadrà tra il maestro e il preside. Per ora il Napoli si gode il suo lungo momento di felicità e resta, nel frattempo, tra le retrovie della classifica, perché quello è il posto migliore per non vivere di illusioni e prepararsi all’eventuale, ancorché probabile, scalata.
Perché, oggi come oggi, i migliori giocatori d’Italia sono quasi tutti qui, se l’argomento è il gol. Ecco perché il Napoli si affida soprattutto ai propri attaccanti, perché i sogni non muoiano all’alba. Perché la davanti sta meglio il Napoli. Che in tutto ha già segnato 23 gol. Ha una media di 6,5 tiri in porta a partita. Anche a livello di gioco, la banda Sarri finora è stata più prolifica. Il confronto con i passaggi è impietoso con le squadre dalla Fiorentina in giù: 702 il Napoli, 785 i viola. Ed è avanti, invece, come tocchi palla e verticalizzazioni (218 a 149). Questo significa che il Napoli gioca di più, è più padrone del campo. Il resto sono le speranze e le alchimie di umori positivi che si respirano parlando oggi di questo Napoli, che come dice Sarri: è ancora un cantiere aperto con (frenetici) lavori in corso.
Fonte: Toniiavarone.it
