Il presidente non fa un dramma per la barca di 32 metri andata in fumo, ecco quanto valeva…
La barca è distrutta, dello yacht di 32 metri è rimasto solo lo scafo. Quasi 3 milioni in fumo, per il produttore cinematografico e presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha visto la sua Angra divorata dall’incendio divampato mentre rientrava a Napoli da Lacco Ameno dopo una gita con i familiari e una coppia di amici.
Sull’episodio sta svolgendo accertamenti la capitaneria di porto, che ha avviato le pratiche di carattere amministrativo ( la barca non ha più i requisiti per navigare) e invierà un’informativa alla Procura qualora dovessero emergere ipotesi di reato. Lo stesso faranno i vigili del fuoco, che sono intervenuti insieme alla guardia costiera e hanno domato il rogo. Al momento l’ipotesi più accreditata resta quella dell’incidente.
Le fiamme, sviluppatesi quasi certamente nel vano macchine e alimentate dal vento di maestrale, si sono propagate rapidamente anche a causa della struttura dell’imbarcazione, interamente in legno.
“A mio avviso si tratta di una fatalità”, commenta Massimo Luise, direttore del Molo Luise che ieri, insieme all’imprenditore Dario Scalella, è stato il primo ad essere chiamato in soccorso dal presidente del Napoli. E aggiunge: “È davvero un peccato, perché Aurelio è una persona molto meticolosa e la barca, oltre ad essere stata ristrutturata di recente, veniva costantemente verificata non solo nella parte estetica ma anche in quella meccanica ed elettrica “. De Laurentiis è tornato ieri a Roma. Con amici e parenti, ha cercato di sdrammatizzare: “Una volta, all’estero, fummo quasi sequestrati durante le riprese di un film: dopo quell’esperienza niente mi fa più paura “, ha detto alle persone che gli sono state vicine dopo la disavventura. Il patron del Napoli non ha voluto commentare le frasi offensive e di pessimo gusto circolate sul web né il coro di scherno lanciato dalla Curva A (“un solo grido, un solo allarme: la barca in fiamme”) al termine della partita Napoli-Lazio disputata al San Paolo.
Fonte:Repubblica.
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