L’altra faccia della medaglia: gli errori intricati del mondo del calcio

Il lato enigmatico del calcio: calciatori che non sono riusciti a lottare e sconfiggere i propri demoni, lasciandosi trascinare nell’oblio dei propri errori.

Non è tutto oro quel che luccica. Una grande carriera può celare dei lati oscuri: è proprio il caso di alcuni calciatori che hanno vissuto faccende personali totalmente sconvolgenti. C’è chi ha reagito ricostruendosi una vita e chi è scivolato inesorabilmente nel tunnel di propri errori.

Tra tanti, c’è chi ha espressamente dichiarato di aver vissuto esperienze immorali, come Renè Higuita. Il portiere colombiano, grandissimo amico di Pablo Escobar, è noto per una serie di vicende quantomeno bizzarre e strampalate al di fuori dei pali della sua squadra. Fu arrestato per aver mediato in un sequestro di persona, in seguito trovato con un mitra sotto casa di Escobar e, addirittura, si operò chirurgicamente per prendere parte ad un reality show. Infine Higuita è sovvenuto, non solo per la sua fantastica carriera, ma anche per seri problemi di droga. Al termine della sua carriera, nel 2004 si trasferisce in Ecuador, dove viene trovato positivo alla cocaina e in seguito squalificato. Scontata la pena, esordisce nuovamente in campo ma la tentazione è forte, tanto da ricadere nei suoi errori ed essere ex novo squalificato.

Un altro caso noto è quello dell’ormai ex  portiere Mark Bosnich. La sua carriera è sempre stata disseminata di minacce, tra le maggiori gaffe ricordiamo quella nel gennaio del ’95 dove si rende partecipe di un intervento killer su Jurgen Klinsmann, l’attaccante del Tottenham viene colpito da una ginocchiata in testa e perde i sensi per 4 minuti. I sostenitori degli Spurs, che rimembravano in maniera negativa il portiere a causa di due rigori parati contro di loro, lo prendono aspramente di mira. Nel campionato successivo, quello del 95/96 al primo incontro, iniziano a bersagliarlo: tra cori, insulti e prese in giro. L’australiano esasperato e fuori di sé reagisce nel peggiore dei modi, già noto per le sue idee di estrema destra, si volta verso la curva del Tottenham ed esibisce il saluto nazista. In più, come se non bastasse, un dito sotto il naso per emulare i baffetti di Hitler. I tifosi degli Spurs, è risaputo che abbiano una grande fede ebraica, proprio per questo scoppiò il putiferio e la Premier ne rimase scandalizzata. Un altro evento che riguarda il portiere, è l’esperienza con la cocaina. Nel 2002 intraprende una relazione devastante con la modella Sophie Anderton, i due stipulano un accordo decisamente particolare: per ogni striscia di coca sniffata da lei, lui ne avrebbe presa il doppio. Viene trovato positivo e di conseguenza squalificato per ben 9 mesi. Grazie alla famiglia, però, Bosnich riesce ad uscire dal giro della droga.

Rimembriamo un altro colombiano Wilson Perez, terzino della Nazionale nella metà degli anni 90. Ebbe una lunga carriera con l’America de Calì, ma proprio durante l’ultima stagione con i rossi di Colombia, nel ’95 è stato sorpreso positivo alla cocaina. Il 26 ottobre il Perez viene trovato con 171 grammi di cocaina nascosti all’interno di una rivista. Fu arrestato e successivamente assolto, ma il terzino colombiano si è sempre definito innocente. Secondo le sue dichiarazioni, il contenuto della rivista gli fu commissionato da terzi.

E’ il turno di Marcelo Pletsch, ottenuta la cittadinanza tedesca, il calciatore brasiliano si può dire che non abbia mai goduto di una splendida carriera degna di nota. Si è ritirato dal mondo del calcio nel 2010, in seguito ad alcune esperienze in Germania, Grecia, Cipro e Serbia. E’ però riuscito ad eccellere nel settore della droga. Nel 2016 un camion di sua proprietà viene fermato in Brasile dalla polizia e in seguito perquisito. Al suo interno viene trovata una grossa sorpresa: 793 chili di marijuana. Beninteso che in seguito all’accaduto venne arrestato, anche se il difensore cercò di difendersi dicendo di lavorare come allevatore di maiali.

Tra i tanti nomi in vetrina, abbiamo anche quello di Paul Merson, una delle più grandi promesse del calcio britannico agli inizi degli anni ’90. Dimostra grandi qualità all’Arsenal, ma da giovanissimo la sua carriera calcistica subisce un grande stop. Il lato degenerativo del suo avanzamento professionale avviene durante la militanza al Middlersbrough, dove conosce Paul Gascoigne che lo trasporta sulla cattiva strada, portandolo a divertirsi in maniera particolare. Da quel momento in poi la sua vita sarà contornata da svariati e continui tentativi di disintossicazione.

Siamo ora in Argentina dove l’attenzione è rivolta ad un grande amico di Maradona: Sergio Batista. Il rapporto tra i due, oltre che nella condivisione della camera d’albergo durante i ritiri della Seleccion, sfocia anche nella partecipazione di attività riconducibili alla droga. Nel periodo precedente ai Mondiali del ’90 in Italia, Batista inizia a fare uso di cocaina, ma riesce sempre ad evadere ai controlli di antidoping. Sarà lui stesso, a distanza di anni, a dichiarare di aver preso quel brutto vizio.

E’ il momento di fare un salto in Brasile, ove un grande promettente Rodrigo Souto disonora la sua carriera facendosi accidentalmente trovare positivo alla cocaina. Arrivato da poco al Santos, viene inchiodato dai controlli antidoping e trovato positivo dopo la sfida di Libertadores. Nonostante le varie dichiarazioni a favore della propria innocenza, viene squalificato per ben 2 anni, ma il calciatore decide di fare ricorso, tanto da riuscire a vincere la causa. Dopo un solo mese di stop ritorna in campo, ma il suo cammino è ormai danneggiato. Lascia il Santos cercando di ritrovare inutilmente un equilibrio in Giappone. Attualmente è un giocatore della Penapolense.

Tra le scoperte più recenti, c’è quella di un ex ala dell’Inter,  Andy van der Meyde, che ha deciso di confessare in autonomia. E’ stato proprio il periodo vissuto a Milano ad aprirgli la porta che lo ha indotto alla cattiva strada. Le pessime prestazioni e lo scarso rendimento in Italia, lo portano sulla totale immoralità. Racconterà di Moratti, che per ogni vittoria, regalasse ai suoi 50 mila euro. E’ qui che si avvicina al mondo delle tentazioni e una volta giunto all’Everton cede, finendo inesorabilmente nel giro della cocaina, soprattutto dopo aver perso la testa per una spogliarellista.

Tra gli attaccanti più famosi, possiamo rimembrare il nome del brasiliano Mario Jardel che fino al 2002 è tra gli attaccanti più forti e promettenti al mondo. Ha vinto due Scarpe d’Oro, segnando una miriade di gol tra Portogallo, Turchia e Coppe europee. Poi arriva la delusione: l’esclusione dal Mondiale del 2002 accompagnato ad un burrascoso rapporto con la moglie, lo portano a cadere nella trappola della cocaina. Colpito da una grande depressione, vede sotto i suoi occhi la sua carriera distruggersi. Lo ricordiamo all’Ancona: grasso, svuotato e privo di vivacità. Diversi anni dopo riesce ad uscire dalla trappola che lo aveva incatenato, ritornando a giocare fino al 2012, ma con prestazioni molto meno elevate.

Un altro nome è quello di Tony Adams, un adolescente solo che viveva una grossa inquietudine. Inizia a giocare a calcio, ma quel campo è solo una maschera per le sue apprensioni. Rimane sempre quel bambino che si sente solo, timido con gli insegnanti e con le ragazze. Tra i difensori più forti al mondo vive un conflitto quotidiano con sé stesso e l’alcol sembra essere l’analgesico più efficace a tutti i suoi drammi interiori. Il piacere, però, sfocia velocemente in dipendenza: troppe bottiglie di birra, troppe notti al bar e mattine in cui il suo risveglio è contornato da una stanza in disordine senza riuscire a ricordarne le motivazioni. Il culmine arriva però in un pomeriggio d’agosto del ’90, al termine di un estate di vacanza in seguito alla mancata convocazione ai Mondiali in Italia, Tony è atteso all’aeroporto per raggiungere i suoi compagni diretti a Singapore, dove vengono disputate le partite amichevoli estive. Ma in quel momento Tony è ubriaco. Esce dal pub mettendosi al volante per le strade di un quartiere residenziale londinese, quasi come ad essere su un circuito da corsa, fino ad arrivare a 120 km orari. Fu un brutto incidente quello che lo vide schiantarsi contro un palo. Oggi Adams è riuscito ad uscire dal brutto vizio dell’alcol ed è l’unica cosa che conta per lui.

Guai anche per un altro fenomeno: Ronaldinho,  il nome del brasiliano, ex Milan e Barcellona, è comparso nelle indagini che lo hanno portato all’arresto a causa di sostanze illecite. Secondo le autorità, però, sembrerebbe che non fosse indagato per vicende relative al narcotraffico. Oggi il campione brasiliano è in carcere ad Asunciòn, in Paraguay. E’ stato arrestato il 6 marzo, a causa del possesso di un passaporto falsificato. Era in compagnia del fratello, Roberto de Assis, che gestisce -quel che resta- del suo patrimonio. Su di lui ora pende l’accusa di riciclaggio di denaro. L’ex fuoriclasse ha da tempo guai con la giustizia. In assenza di passaporto gli venne sottratto per reati ambientali provocati nel Guaiba in Brasile: era colpevole di un abuso edilizio di 2 milioni di euro. Lo scorso autunno il Fisco brasiliano gli ha confiscato 57 proprietà immobiliari. Nello stesso periodo è stato chiamato dal Parlamento per rispondere a una truffa di marketing. A novembre 2019 il suo conto in banca era di 24,63 reais, meno di sei euro.

Barbara Marino

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