Pino Turi – Il dibattito sulla scuola come organo costituzionale

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Pino Turi interviene al dibattito sulla scuola come organo costituzionale della democrazia. Il segretario  generale della Uil scuola: “occorrono riforme serie”

Pino Turi vede la scuola come patria. La situazione epidemiologica del Coronavirus ha messo in evidenza le difficoltà del sistema scolastico italiano. Le decisioni del ministro Azzolina e le problematiche, mai risolte, sono stati i temi del dibattito che è avvenuto durante la diretta sulla pagina Facebook di “Uil Scuola Bologna Emilia Romagna” con il titolo “La scuola pubblica come organo costituzionale della Democrazia”.

All’interno del dibattito è intervenuto il segretario generale del Uil Scuola Pino Turi, laureato in scienze politiche, con un brillante percorso come docente di diritto ed economia. Nei primi anni ’70 si dedica all’attività sindacale. È stato nella Segreteria Confederale della Uil di Taranto, segretario generale provinciale della Uil Scuola di Taranto, per approdare alla segreteria nazionale nel 1998. Dopo aver ricoperto il ruolo di segretario organizzativo, da luglio 2015 è segretario generale della Uil Scuola.

Se si vuole che la democrazia si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola è più importante di altri organi costituzionali, come diceva Pietro Calamandrei, le chiedo una riflessione su queste parole e se in questa fucina di democrazia è una delle priorità della politica dal 2008 ad oggi è stata quella dei tagli?

“Rifarsi a Calamandrei risulta essere impegnativo, se teniamo in considerazione i lavori dei nostri padri costituenti, il connubio tra scuola e democrazia è certo. Il tema della scuola è diventato il terreno di scontro tra maggioranza e opposizione, ma non deve essere così. La scuola necessità di un progetto che metta insieme il paese e che rafforzi quel senso di democrazia che nasce con essa. La scuola è un’istituzione dello stato e non del governo di turno. Come funzione della democrazia per lo sviluppo economico e sociale di un paese che si fa chiamare tale.” 

L’ ultima proposta della ministra dei trasporti Paola De Micheli è quella di tenere aperte le scuole sia il sabato e la domenica. Secondo lei è giusto far ricadere sulla categoria della scuola il problema dei trasporti che poteva essere risolto prima?

Queste sono proposte “spot”. Se ci fosse una programmazione serie sul tema della scuola, noi non ci saremmo mai tirati indietro. Bisogna rispondere solo con atti necessari. Purtroppo, il ministro Azzolina ha solo messo in atto una gestione ordinaria in una situazione straordinaria, con il fine di dare risposte innovative sia per i tempi e sia per le modalità che viviamo. La scuola si è soffermata sui banchi con le rotelle, perdendo di vista il suo vero senso di comunità e di confronto, senza una idea strategica. Il governo deve prendersi carico della situazione: l’idea di andare anche il sabato e la domenica non è plausibile. Questo sindacato vorrebbe e vuole che ci sia la didattica in presenza e in sicurezza. Ma a chi devo chiederlo? Lo devo chiedere al ministro, che si oppone a sé stessa che non apre le scuole. Qui non c’entrano i governatori delle regioni. Nemmeno l’On. Sasso ha avuto modo di dire la sua in parlamento contro un atto, in quanto questo è stato costruito nelle segrete stanze del ministero.”

In genere in Italia si dice che nulla è più duraturo di ciò che nasce provvisorio, secondo lei non c’è il rischio che la didattica a distanza integrata in futuro possa diventare normalità?

“Parliamo prima dei precari. Bisogna uscire da questo vicolo cieco. Il sistema dei concorsi è fallito, la realtà l’ha fatto fallire. Arriveremo a settembre prossimo che salterà un altro anno scolastico. Con il ministro Bussetti si parlava di un decreto scuola per consentire un anno scolastico dal settembre scorso. Oggi, si deve prendere atto del fallimento e noi abbiamo fatto una proposta di realtà in quanto non si può governare con questo sistema in cui il personale scolastico versa in queste condizioni. Bisogna stabilizzare l’organico, almeno sul livello triennale e mettere i docenti per tre anni sulle cattedre, iniziando anche con il contratto determinato per tre anni. Facendo successivamente il concorso, ma manteniamo almeno una continuità didattica. Il sistema così sta collassando. Un quarto del comparto dei professori è precario. Apriamo una discussione e una norma che abbia una visione di salvaguardare la scuola. Forse qualcuno gode nel vederla fallire. Ma noi sindacato non ci stiamo. La DAD è una briciola in confronto al problema dei 50mila docenti in pensione, perché questa le mette in condizioni di scappare dalla scuola. Stiamo perdendo chi ha passione nell’insegnamento. Mi rivolgo alla politica, non facendomi scappare i presenti, l’opposizione può dare voce e lanciare l’allarme. Non è tempo dei giochi politici, mettiamo in sicurezza il sistema scolastico del paese. L’anno prossimo i 250mila precari saranno 300mila. la libertà di insegnamento sta andando in pensione. In ambito della scuola non esiste nessuna differenza tra maggioranza e opposizioni, si deve cercare una soluzione. Adesione dello sciopero del giorno 9 dicembre. Bisogna attivare il sistema pubblico per il futuro del paese.”

Una curiosità sulla figura dei dirigenti scolastici, che rappresentano in tutto l’istituto scolastico, cosa pensa di quelli che permangono nelle radici dell’istituto, anche per vent’anni, perché per loro non valgono le stesse regole dei dirigenti della pubblica amministrazione, se non erro, che dopo un tot numero di anni, rinnovabili per un altro biennio, sono obbligati a cambiare sede? Forse questo tipo di soluzione non è più applicabile per questo momento storico dal punto di vista economico e in base alle diverse leggi?

Domanda che presuppone un’articolazione della domanda. La dirigenza scolastica, indotta da una organizzazione sindacale, vuole indurre questa figura verso la strada amministrativa, ed è un errore. Il dirigente scolastico, secondo la legge n.165 viene visto come una sorta di dirigente atipico, ma si deve tenere in considerazione che nella PA si fanno atto amministrativo. Un docente non può essere paragonato ad un dirigente del catasto. Ma bisogna smettere di mettere il dirigente nel processo amministrativo. Il problema per l’Italia è la burocrazia se burocrati un dirigente scolastico, tu stai ammazzando la democrazia e la comunità educante.  L’amministrazione la vuole a sua immagine e assomiglianza e la scuola a rispetto agli altri ha una esigenza di continuità, diventando un valore. Riguardo al blocco di 5 anni è una violazione della legge sulla contrattazione e sulla mobilità, facendolo venire meno. La legge può essere modificata dal contratto collettivo nazionale, la politica si vuole appropriare di pezzi di consenso o dissenso. Non si trovano i docenti, il blocco di 5 anni è un errore. Il problema della mamma che deve andare a lavorare distante da casa è un problema che il sindacato lo vede da tempo. Sindacalisti devono uscire dagli schemi classici. Uil scuola fa proposte a differenza degli altri. Il coronavirus ha messo in evidenza i difetti, alcuni non si sono accorti. Si fanno scelte sbagliate perché non si discute, molto spesso ci ostacolano a fare il nostro mestiere. Se non ascolti i nostri problemi, tu ministro sei un presuntuoso! Aprite la mente. Nell’indagine demos la scuola è sempre al secondo e terzo posto, per significare che è un istituto amata dai cittadini. Perché?! Perché si vuole politicizzare la scuola”

La legge di Bilancio dovrebbe portare tantissime novità alla scuola come ad esempio l’assunzione, fino all’aumento stipendiale fino alla formazione…

“è una finanziaria senza anima, distribuisce i soldi anche alle scuole private. Ma ricordo la costituzione, che dice che è senza oneri dello stato. Se tu hai le tue scuole, come prevede la costituzione, non devi pensare alle scuole private, facendo andare a malora le scuole pubbliche. L’appello senza polemica…difendiamo un patrimonio nazionale, dobbiamo convincerci che siamo provicialotti e difendiamola. Ci sono scienziati che si sono formati nelle scuole, noi siamo la culla della cultura. Esempio Ishrak quello che inventato il processore intel, i suoi figli l’ha fatti studiare nel liceo di Vicenza, perché la scuola americana non serve. Non svendiamo la nostra identità culturale. Riscopriamo la patria che vuol dire anche scuola. La scuola non può vivere di miracoli, vedo piccoli interventi tampone anche con la finanziaria.  Si assumendo i precari, facendolo ancora di più. Ci vuole continuità lavorativa nella scuola. Un nuovo Umanesimo e non la digitalizzazione che possa sostituire le persone, è solo uno strumento ma non sostituire il cervello. Il Recory fund deve essere un investimento nelle strutture non convenzionali, l’istruzione è la nuova autostrada del futuro. Al governo si utilizzano strumenti vecchi. Ci vuole una riforma della burocrazia. Operazione intelligente per eliminare kili di carte inutili. Mi fido di più dell’azione sindacale.

Pino Turi infine conclude…

“non ci sarà nessuno aumento stipendiale di 160€, qui vendono fumo dandoci un contentino. Non aspettiamo nessuno. Bisogna di organizzare una forma di protesta nel mondo fatto da persone perbene, quelli che non usano la violenza. Rivendichiamo un ruolo e dignità. La scuola diventa come un gettone. Oggi è uno scandalo che i bambini con problemi vanno a scuola, questa non è socialità. Bisogna chiedere una politica migliore.”

Francesco Abate