Rafael Cabral, che, a meno di trattative dell’ultim’ora, sarà il portiere titolare del Napoli per la prossima stagione, ha rilasciato un’intervista a la Gazzetta dello Sport. Ve la riportiamo:
«Avrò una grande responsabilità, ma non ho paura e il Napoli non ha bisogno di altri portieri».
«Sto benissimo, non avverto più dolori. Grazie a Dio mi sento più forte di prima. Voglio ringraziare lo staff medico del Santos e del Napoli. Ho lavorato sodo in questi mesi, sono al 100%».
«È un maestro, ci siamo sentiti anche quando ero in Brasile. Ha guadagnato un tifoso».
«Sia io che lui siamo qui per il bene della squadra. Che è la cosa più importante».
«E spero che continui così a lungo quest’anno. Lavorando e parlando poco. Sono pronto. A cominciare dal preliminare di Champions League».
«Ho perso la mamma a 13 anni, sono cresciuto in fretta. I miei genitori hanno fatto tanti sacrifici. Mia mamma mi mandò a giocare a patto che studiassi. Ho mantenuto la promessa».
«Grazie a Gesù, che mi ha dato la forza. Già al Santos in prima squadra, a 16 anni, in allenamento un compagno di squadra mi ruppe una gamba. Ma furono i mesi più belli della mia vita, perché in quell’occasione conobbi la fede. Gli infortuni contro lo Swansea e quello al gomito del 2010, che mi fece saltare l’Olimpiade, li ho superati così. Pregando».
«Penso a ciò che ho vissuto con la Seleçao. Ho giocato 4 gare, mi manca. Menezes mi convocava, con Scolari non sono più andato. Non conosco Dunga, ma aspetto la chiamata».
«Sono affezionato al mio amico, abbiamo giocato nel Santos. Ma Camilo non voleva fargli male».
«Non so a chi, ma cercherò di pararne il più possibile».
«Ho tanti sogni: spero di puntare allo scudetto, di rivincere la Coppa Italia, di fare bene in Champions League e di tornare in nazionale, ma intanto devo lavorare molto».
Carmine Gallucci